La Nuova Sardegna

Olbia

Tribunale

Crac del Geovillage, Gavino Docche e i familiari chiedono il patteggiamento

Crac del Geovillage, Gavino Docche e i familiari chiedono il patteggiamento

L’accusa è bancarotta fraudolenta per un maxi debito di 158 milioni di euro

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Olbia Udienza preliminare sul crac del Geovillage, oggi 8 maggio, nel tribunale di Tempio. I difensori di Gavino Docche, costruttore e ideatore del complesso di zona industriale, di suo figlio Fabio e della moglie Anna Costaggiu, hanno presentato istanza di patteggiamento al gup Alessandro Cossu. Le pene concordate col pubblico ministero Mauro Lavra sono di 4 anni e 6 mesi per Gavino Docche e pene inferiori ai 2 anni per il figlio Fabio e la moglie. Docche e Anna Costaggiu  sono difesi dagli avvocati Fausto Bruzzese e Gianluca Tognozzi, Fabio Docche da Domenico Putzolu, Bruno Cuccu e Pasquale Ramazzotti. Davanti al gup anche Salvatore Bianco, amministratore di una delle società della galassia Geovillage, e il commercialista Gian Luigi Puggioni. Il difensore di Bianco, l’avvocato Attilio Chirico, ha presentato delle memorie difensive, mentre è stato incardinato il rito abbreviato condizionato a una consulenza tecnica per Puggioni, difeso dagli avvocati Carlo Selis e Fabio Varone. Il prossimo 26 giugno il gup leggerà la sentenza del patteggiamento, si terrà la discussione sulla richiesta di rinvio a giudizio per Bianco e sarà sentito il consulente di parte nominato dalla difesa di Puggioni.

Gavino Docche è accusato di bancarotta fraudolenta aggravata, falso in bilancio e mancato versamento di ritenute d’acconto per un maxi debito di 158 milioni di euro, di cui 43 milioni a danno dell’erario e degli enti previdenziali. Contestazioni che vengono mosse, in concorso, anche alla moglie, al figlio, e a Salvatore Bianco, indicati dal pm come amministratori (per determinati periodi) delle società che si sono susseguite nella gestione del Geovillage, poi, dichiarate fallite, anche se lui, stando alle accuse, era sempre l’amministratore di fatto. Secondo la Procura di Tempio, gli imputati avrebbero «sottratto volontariamente le somme destinate al pagamento delle imposte dirette, indirette, delle tasse e dei contributi previdenziali dei dipendenti delle società, provocando il dissesto e poi il fallimento, omettendo sistematicamente di versare quanto dovuto all’erario e manifestando così la consapevole scelta di gestire le società con le risorse derivanti dal risparmio delle imposte, creando ingenti debiti», si legge nei capi d’accusa. Il fallimento Sviluppo Olbia si è costituito parte civile (solo nei confronti di Gavino Docche) con l’avvocato Guido Manca Bitti. (t.s.)

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