Paoluccio Masala, musicista e storico manager dei Collage si racconta
A 90 anni resta un appassionato di musica, non si perde un pezzo che esce da X- Factor, Sanremo e Amici
Olbia Sorseggia un bicchiere di menta «con l’acqua frizzante», seduto a un tavolo del bar Tempi moderni. Viale Aldo Moro, centro della frenesia cittadina. Paolo Masala è sempre «Paoluccio», da quando era bambino e anche oggi, che ha appena compiuto novant’anni. Le cifre tonde portano facilmente a fare dei bilanci. Paoluccio Masala in Sardegna per molte cose potrebbe tirare fuori la frase baudiana «questo l’ho inventato io!». Musicista, manager, ideatore e direttore artistico di festival. Il grande pubblico lo conosce soprattutto per aver lanciato i Collage fino al successo di Sanremo e all’estero. Ma anche per i concerti con il sassofono tra le mani. Ma invece di guardare indietro, guarda avanti. «I migliori anni della nostra vita sono questi – sorride e aggiunge convinto –, chi dice il contrario non ha vissuto la fame».
Classe 1935, Masala è nato a Lanusei, ha sempre vissuto a Olbia, in casa è cresciuto con la madre e le tre sorelle, gli anni della sua infanzia sono quelli in cui l’Italia conosce per la seconda volta l’orrore della guerra. Il padre era lontano, detenuto in Kenya, «fu lui con una lettera a farci sapere dei bombardamenti che avrebbero colpito Olbia nel ’43, sfollammo a Bonorva da mia nonna». La scintilla con la musica è propiziata da uno zio clarinettista, «Salvatore Eretta», che gli trasmette un metodo di solfeggio e gli regala un clarinetto. Impara a suonare tanti strumenti fianco a fianco con Tony Marino, grande sassofonista olbiese. «Nato per suonare, Gesù gli ha messo la mano in testa e gli ha detto che doveva fare quello nella vita. Io? Ho dovuto studiare tanto». Lo ripete spesso Paoluccio Masala, la sua non è la storia del sognatore, ma quella del musicista pragmatico: «Sono sempre stato abbastanza cinico».
Qualità che gli è tornata utile negli anni successivi quando ha cominciato a vedere i riflettori da dietro le quinte e giudicare da fuori il talento degli altri. Non è ancora pienamente un adolescente quando viene richiesto dalle band in tour nell’isola come turnista, è una sorta di baby talento. Gli olbiesi lo chiamano a suonare per i matrimoni e le feste, «appena mi davano i soldi non vedevo l’ora di tornare a casa per darli a mia madre». Poi fonda alcune band, rimangono nel tempo i Blue star e i Killers. Johnny Dorelli bussa alla porta di casa per convincerlo a suonare nelle date sarde. Nel 1978 vola oltreoceano in tour con Romano Mussolini, quarto dei cinque figli del duce e Rachele Guidi, pianista di grande livello e fama. Ma l’influenza di Masala sulla scena musicale sarda nasce quando tra gli anni Sessanta e Settanta Gianni Ravera lo nomina referente regionale per il festival di Castrocaro. Nel 1963 Masala aveva già ideato il “Cantabimbo”, concorso per bambini dai 6 ai 12 anni «che non cantavano filastrocche» ma grandi successi italiani ed esteri.
Dunque, lungo tutti gli anni Settanta e nel decennio successivo, le classifiche italiane conoscono il fenomeno dei “Collage”, gruppo che Paoluccio mette insieme e poi assiste. Da “Due ragazzi nel sole” in poi, Tore Fazzi e soci conquistano più volte la cornice di Sanremo, fanno pienoni nei concerti, diventano idoli dei giovani. Oggi Paoluccio non si perde nessuna novità che esce fuori da Sanremo, X-Factor o Amici, «è il mio mondo». E continua a salire sul palco, come prima e più di prima: «L’ultima esibizione è stata a marzo a Calangianus, nell’ambito di un evento di Mirtò. Da solo, al pubblico piace e io mi diverto». L’eterno Paoluccio ha compiuto 90 anni ed è soddisfatto dei traguardi raggiunti: «Volevo fare spettacolo, posso dire che ce l’ho fatta».