Olbia, nuova vita per le casermette: «Sarà uno spazio per i giovani»
Cristina Dessole e Lidia Sanna hanno ristrutturato l’immobile di via Mameli
Olbia Le finestre aperte sul futuro delle casermette di via Mameli. La prima immagine che si scorge per i tanti olbiesi abituati da decenni a vedere porte sprangate e finestre blindate, è quella di un nuovo inizio per uno dei luoghi simbolo di Olbia, i locali costruiti nel lontano 1940 nell’allora periferia cittadina per ospitare le truppe di passaggio nel corso della seconda guerra mondiale. L’iniziativa, che ha i contorni dell’impresa, mette insieme due volti conosciuti di Olbia, Cristina Dessole, architetta, e Lidia Sanna, commercialista. Insieme hanno costituito una società, vinto un bando per la gestione e avuto la concessione dal Demanio dell’area per 19 anni, per la quale pagheranno un canone.
«Gli amici ci chiamano ormai caser….matte», scherza Cristina Dessole con il piglio di chi crede in un progetto che farebbe tremare i polsi a molti. L’inizio è stato subito una sfida: ripulire la grande area di 2600 metri quadri, compresa tra le vie Mameli, Acquedotto e Capo Testa, da ogni genere di rifiuto, spazzatura, vegetazione folta come in una foresta e i tanti escrementi, gentile dazione lasciata dal passaggio, nonché permanenza, non di truppe, stavolta, ma di senzatetto, vagabondi e sbandati di ogni ordine e grado. Quindi all’inizio pochi voli pindarici, pala, rastrelli, scope e palette e l’obiettivo, pienamente raggiunto, di riaprire le casermette alla gente, olbiesi e turisti. Inizialmente con una mostra, ma è solo il punto di partenza, per trasformarlo in questi mesi in uno spazio di cultura, musica, letteratura, che lo faccia conoscere e lo restituisca a Olbia. In attesa di tracciare il futuro.
«L’obiettivo iniziale davanti a quest’area chiusa e inaccessibile è stato sempre quello di renderla fruibile per i ragazzi, si parla spesso di mancanza di spazi e aule – spiega Cristina Dessole –. Abbiamo vinto il bando e da quel momento il primo obiettivo è stato quello di aprire il cancello, raccogliendo tante idee da parte dei licei, università e tanti altri enti, per capire che cosa si potrebbe fare. Siamo partiti con la pulizia e messa in sicurezza di quest’area, che comprende tre fabbricati, dei quali uno è utilizzabile e in cui abbiamo realizzato una mostra con i quadri di tre artisti olbiesi». Nella ex caserma per le truppe di passaggio, quello che era un camerone abbandonato e lasciato all’incuria, è stata allestita la mostra di Antonello Marongiu, Vittorio Boi e Marcello Spensatellu, che si intitola MTP, il primo progetto che vuole restituire uno spazio culturale alla città, per raccogliere idee e confrontarsi, in attesa di farne uno spazio stabile per accogliere gli studenti.
«Abbiamo avuto le chiavi lo scorso 10 aprile e abbiamo lavorato con le nostre risorse per renderlo accessibile per nuovi progetti, abbiamo firmato il contratto con il Demanio, dopo aver vinto il bando di gara, e abbiamo avuto una concessione di 19 anni – conferma Lidia Sanna –. Cerchiamo partner per sviluppare progetti, l’idea è quella, come detto, di farne uno spazio per gli studenti: abbiamo avviato contatti con scuole, università e anche con l’Ersu. La nostra idea è quella di farne alloggi e spazi per studenti, un parco della formazione, per lo studio e la condivisione di idee e progetti». Le due professioniste hanno scelto di investire su un’area dimenticata, ora chiedono a partner e istituzioni di investire sul futuro della cultura, insieme ai giovani. Valorizzando anche la storia della città attraverso i lavori che riporteranno a nuova vita un bene storico, vincolato dalla Soprintendenza, che punta a diventare una nuova cittadella dell'istruzione e della formazione.