Maxi incendio alla Nautica Acqua: i consulenti nel cantiere in cenere
Olbia, cominciati gli accertamenti della Procura di Tempio nel capannone di Cala Saccaia
Olbia Una distesa nera di detriti e plastica sciolta. Non è rimasto nulla nel cantiere Nautica Acqua, letteralmente incenerito insieme a una quarantina di imbarcazioni che si trovavano all’interno, dalle fiamme divampate nel primo pomeriggio del 22 aprile scorso. Un incendio disastroso, con un danno di centinaia di milioni di euro. Oggi 17 luglio nel cantiere di via Madagascar, a Cala Saccaia, si è dato il via agli accertamenti tecnici disposti dalla Procura di Tempio che indaga sulle cause del rogo. Si è trattato di un primo accesso nel capannone, tuttora sotto sequestro, da parte dei consulenti nominati dal pubblico ministero Claudia Manconi, che coordina le indagini. Con loro, anche i consulenti nominati dai cinque indagati e dalle parti offese, cioè i proprietari delle imbarcazioni andate distrutte nell’incendio. Sono 31 le persone danneggiate, tra privati e legali rappresentanti di società di charter nautico che hanno perso anche cinque barche. Presenti anche alcuni difensori.
Ad accompagnarli, divisi in gruppi, all’interno della struttura, gravemente danneggiata e pericolante, sono stati i vigili del fuoco. I consulenti hanno verificato le parti del capannone dove dovranno svolgersi gli accertamenti. Per stabilire le cause del rogo e individuare da dove sono partite le fiamme, il pubblico ministero, due settimane fa, aveva conferito l’incarico per l’ accertamento tecnico irripetibile all’ingegnere di Cagliari Antonio Angelo Porcu e al collega di Genova, Federico Sommella. Gli accertamenti tecnici riguarderanno sia il capannone per individuare il punto di innesco, che un’imbarcazione della Maori da cui sembrerebbe avere avuto origine l’incendio. In particolare, i consulenti della Procura dovranno verificare se nella grande struttura di Cala Saccaia ci siano state violazioni alla normativa antincendio (certificazioni, dotazioni di sicurezza, conformità dell’impianto elettrico). In merito all’imbarcazione della Maori, di cui poco o niente è rimasto, i consulenti dovranno accertare l’eventuale presenza di anomalie riferite sia alla fase di progettazione, che a quelle di realizzazione, collaudo e manutenzione. Considerato che le fiamme hanno praticamente divorato quasi tutto il natante rendendo difficile la perizia, la Procura ha disposto che le verifiche vengano eseguite utilizzando un’altra imbarcazione della stessa marca e dello stesso modello, già messa sotto sequestro dal magistrato. Oggi è cominciato l’esame anche sulla barca. Intanto, i vigili del fuoco hanno depositato in Procura la relazione con gli esiti del sorvolo con i droni e i rilievi scanner eseguiti due settimane fa.
Sono cinque le persone iscritte nel registro degli indagati per l’incendio alla Nautica acqua: il legale rappresentante Stefano Gaias, difeso dall’avvocato Stefano Oggiano, i dipendenti Salvatorica Fodde e Raffaele Virdis, assistiti dall’avvocato Alberto Berardi dello studio Pinelli, di Padova, Federico Azara, legale rappresentante di Maori, difeso dagli avvocati Sebastiano Giaquinto del foro di Napoli e Giampaolo Murrighile. A loro viene contestato l’incendio colposo. Il quinto indagato è Alessandro Idini, che aveva eseguito un intervento di manutenzione nella barca, a cui la Procura contesta il falso. È difeso dall’avvocato Marco Petitta. Tra i difensori che assistono i proprietari delle barche distrutte, gli avvocati Nino Vargiu, Mariano Mameli, Giovanni Azzena e Domenico Putzolu.