Curve, code e lavori mai partiti: la strada Olbia-Santa Teresa è un incubo
L’importante arteria attende da decenni la riqualificazione
Olbia Prima di mettersi al volante è necessario fare il pieno di pazienza e prudenza. Perché la fascia costiera dove si concentrano più turisti in assoluto è ancora attraversata da una specie di mulattiera. La storia è vecchia di 60 anni ma l’incubo resta uguale a se stesso: la strada che collega Olbia con Santa Teresa, passando per Arzachena e Palau e mettendo in comunicazione tre porti e un aeroporto, è un disastro sotto tutti i punti di vista. Lo è soprattutto d’estate, quando, soltanto per andare dal porto di Olbia a quello di Palau, se tutto va bene i 40 chilometri di distanza si percorrono in circa un’ora. E quindi eccola la strada più pericolosa della Gallura: stretta, a due corsie, piena di curve e tornanti, mezzi pesanti a passo di lumaca, incidenti, ambulanze che sfrecciano e lunghe code all’uscita di Olbia. I progetti e i soldi per la costruzione di un nuovo tracciato, comunque, in parte ci sono. Negli ultimi mesi qualcosa si sarebbe anche mosso dalle parti degli uffici ministeriali: la speranza di tutti, però, è che non si tratti solo dell’ennesimo impegno destinato a evaporare sotto il sole rovente dell’estate.
L’incubo. I problemi iniziano subito, quindi nel tratto della strada statale 125 a scorrimento veloce (in teoria) a nord di Olbia. L’uscita dalla città è infatti al rallentatore: centinaia le auto incolonnate tra la zona industriale e il centro commerciale Terranova. Si arriva quindi al primo incrocio per Marinella. Pericolosissimo e più volte teatro di incidenti anche mortali. La speranza, qui, è che i lavori della Provincia per una nuova rotatoria partano al più presto. Nei metri successivi le cose vanno ancora peggio. La strada si restringe e si arriva così a una grande rotatoria: a destra si prosegue per Porto Rotondo e la Costa Smeralda, a sinistra per Arzachena, Palau e Santa Teresa. Prendiamo la seconda uscita e subito il tracciato diventa più stretto e tortuoso. Ha l’aspetto di una solitaria strada di montagna, ma in realtà, in questo periodo, è la più trafficata della Gallura. I camion sono tantissimi e il sorpasso, se non si vuole rischiare di finire direttamente all’altro mondo, è altamente sconsigliato oltre che naturalmente vietato. Fino ad Arzachena la musica non cambia: si respira un po’ soltanto nel tratto della circonvallazione del paese, ma il ritorno nella 125 è nuovamente da codice rosso, visto che per proseguire verso Palau tocca affrontare un incrocio a scarsissima visibilità. Fino al Comune successivo la ss125 si conferma la solita mulattiera. E quindi stretta e piena di curve. Le cose non migliorano se, invece di svoltare per Palau e prendere magari il traghetto per La Maddalena, si decide di proseguire per Santa Teresa imboccando la statale 133, anche questa una strada non proprio a prova di bomba.
Il progetto. Non si contano le proteste messe in fila negli anni da parte di sindaci, politici di vari livelli, associazioni di categoria e sindacati. Nei fatti, però, nulla è mai cambiato. Per quanto riguarda il progetto della nuova strada, dichiarata «strategica» ormai 20 anni fa, sono previsti cinque lotti fino a Palau: i primi due a quattro corsie fino a San Giovanni, con la previsione di gallerie e viadotti, e poi una due corsie larga e a scorrimento veloce. La progettazione fino a Santa Teresa sarebbe invece in una fase ancora preliminare. A metà maggio Dario Giagoni, deputato gallurese della Lega, aveva però annunciato con entusiasmo il parere positivo da parte della commissione Via-Vas dei ministeri delle Infrastrutture e dell’Ambiente per il tratto Olbia-San Giovanni. Una notizia che era stata accolta con soddisfazione anche dal sindaco di Arzachena Roberto Ragnedda, con la speranza di non dover attendere anni per il via ai lavori. A rimanere con i piedi per terra Giovanni Pileri, vicepresidente regionale dei Riformatori e da decenni in prima linea per chiedere la realizzazione di una nuova strada. Secondo Pileri l’iter sarebbe ancora in salita e per questo servirebbe uno sforzo congiunto della politica regionale e nazionale, oltre che misure urgenti per migliorare la sicurezza in attesa dei lavori come le soste obbligate per i mezzi pesanti.