La Nuova Sardegna

Olbia

La tragedia

Morto dopo il taser, i familiari di Gianpaolo Demartis: «Fiducia nella magistratura»

Morto dopo il taser, i familiari di Gianpaolo Demartis: «Fiducia nella magistratura»

In una nota diffusa attraverso il loro legale chiedono rispetto per il proprio dolore

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Olbia «Piena fiducia nell’operato della magistratura». Attraverso il loro legale, l’avvocato Marco Manca, i familiari di Gianpaolo Demartis, il 57enne morto dopo essere stato colpito dal taser nel corso di un intervento dei carabinieri in via San Michele, a Olbia, hanno diffuso una breve nota con la quale esprimono piena fiducia nel lavoro degli inquirenti e chiedono che sia rispettato il proprio dolore. «I familiari di Gianpaolo, ancora profondamente scossi e provati per il drammatico accaduto – si legge –  desiderano precisare che non intendono rilasciare alcuna dichiarazione ufficiale. Si dissociano fermamente da quanto riportato da alcuni organi di stampa, ove compaiono frasi virgolettate attribuite impropriamente ai medesimi familiari, mai da loro pronunciate. Tali ricostruzioni non corrispondono in alcun modo alla loro volontà e rappresentano un'inaccettabile alterazione della realtà. La famiglia ripone la propria totale e incondizionata fiducia nell’operato della magistratura, cui intende affidarsi integralmente. Si invita pertanto a rispettare il dolore dei familiari, i quali desiderano celebrare serenamente i funerali del loro congiunto».  Il rito funebre sarà celebrato in città, come fa sapere don Antonio Tamponi, parroco di San Simplicio, in un post pubblicato sul suo profilo Facebook. Anche il sacerdote chiede silenzio e rispetto per la tragedia che ha colpito la famiglia. Don Tamponi scrive: «La famiglia di Gianpaolo Demartis, che avrà qui il funerale, oltre a ringraziare il procuratore Gregorio Capasso per gli atti dovuti, non ha mosso nessun iter giudiziale, tantomeno lasciato dichiarazioni. Pertanto ogni virgolettato è illegittimo. Vogliono solo celebrare i funerali di Gianpaolo. Pertanto sono stati versati fiumi di parole, senza che i familiari abbiano fatto nulla o detto niente. Loro hanno posto una posizione di basso profilo e di rispetto». 

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