Olbia, cane legato a un albero per farlo morire
L’animale è stato salvato da due turisti francesi. L’appello della Lida: «Drammi quotidiani, crescono abbandoni e torture»
Olbia Prima lo hanno legato a un albero, poi lo hanno lasciato senz’acqua né cibo. Destinato a morire. Ma per Luca, un cagnetto di taglia media dal carattere dolce, il destino ha cambiato direzione grazie al coraggio di due turisti francesi. Passeggiando in campagna, hanno sentito i suoi lamenti. Non hanno esitato: hanno scavalcato il muretto di un terreno privato, lo hanno liberato da quella corda e lo hanno portato subito al rifugio “I Fratelli Minori”, gestito dalla Lida. Quando è arrivato al canile, Luca aveva ancora la forza di scodinzolare. Nonostante la sofferenza, non aveva perso la fiducia nelle persone. «È meraviglioso, buono e affettuoso, nonostante abbia subito tanta crudeltà», racconta commossa Cosetta Prontu, responsabile della Lida di Olbia e colonna portante del rifugio. Non tutti, però, hanno la stessa fortuna. Da poco anche un pastore tedesco è stato legato e abbandonato: «Per lui, purtroppo, non c’è stato nulla da fare. «Abbiamo denunciato il proprietario – spiega Cosetta Prontu –, e lui è arrivato qui a minacciarmi con una spranga. Siamo riusciti a documentare tutto con le telecamere, ma resta il dolore infinito per un animale lasciato morire così».
Emergenza senza fine. Il rifugio di Olbia ospita oltre 500 cani e più di 200 gatti. Ogni giorno qualcuno arriva con una cucciolata trovata per strada, o porta gattini in condizioni veramente critiche, spesso vittime di torture e abbandoni. «La situazione è drammatica. Siamo tornati indietro di 15 anni. Come Lida, insieme al Comune di Olbia, portiamo avanti senza sosta campagne di sterilizzazione, ma intorno a noi c’è il vuoto. Siamo un puntino in un oceano di indifferenza. E non credo che tutti i cani abbandonati a Olbia vengano da questa città. Riceviamo richieste da ogni parte della Sardegna: da Sant’Antioco, dal Nuorese, dall’Ogliastra. A Budoni, San Teodoro e Siniscola in particolare, i gatti vengono lasciati agonizzanti sotto gli occhi increduli dei turisti. È uno strazio».
L’impegno quotidiano. Al rifugio, ogni giorno, il lavoro non si ferma mai. Cosetta Prontu, la sua squadra e i volontari si trovano davanti a un nuovo caso di sofferenza: un cucciolo abbandonato, un gatto ferito, un cane lasciato senza cure. È una missione senza sosta, che richiede energie e tempo. «Abbiamo bisogno di persone che ci diano una mano – spiega Cosetta Prontu –. Anche poche ore possono fare la differenza: portare a passeggio un cane, regalargli un po’ di libertà fuori dal box. Il nostro è un canile meraviglioso, accogliente, dove cani e gatti vengono curati e amati. Ma restano pur sempre all’interno del canile e il contatto con i volontari è per loro fondamentale. Tutto questo sempre in attesa di trovare un padrone, una casa, un po’ di amore».
La strada da percorrere. Per fermare gli abbandoni, però, non basta l’impegno dei singoli. «Sterilizzare è fondamentale – ribadisce la responsabile della Lida di Olbia –. Chiediamo che la Regione stanzi fondi per le sterilizzazioni e che tutti i Comuni si assumano le proprie responsabilità. I canili sono pieni: se non si agisce alla radice, il fenomeno non si fermerà». Poi un invito diretto alla politica: «Chi decide, venga a vedere cosa accade nei canili. Solo così potrà capire la gravità della situazione e la necessità di intervenire». La storia di Luca non è soltanto il racconto di un cane scampato alla crudeltà, ma il simbolo di un’urgenza che riguarda tutti. Bisogna scegliere da che parte stare, se girarsi dall’altra parte o tendere una mano a chi non ha voce.