Ha un tumore ma nessuno vuole operarla: salvata dall’équipe di Sassari
L’intervento di eccellenza svolto su una donna di 73 anni già operata due anni fa per un tumore al fegato
Olbia Se non fosse stata operata, avrebbe avuto davanti a sé poco tempo. Invece, grazie a un intervento di altissima scuola eseguito alle Cliniche universitarie di Sassari, Maria (nome di fantasia), 73 anni, di Olbia, è oggi in ripresa e presto potrà tornare a casa. La sua storia è la prova concreta che anche in Sardegna la buona sanità può scrivere pagine di eccellenza. Maria era già stata in sala operatoria 2 anni fa, in Lombardia, per la rimozione di un tumore al fegato. L’operazione era andata bene, ma dopo un paio d’anni la malattia è tornata. La recidiva ha colpito la stessa zona: un’area intraepatica tra le più vascolarizzate, che rende ogni intervento chirurgico ad elevatissimo rischio di emorragia. La donna ha contattato i chirurghi che l’avevano seguita la prima volta, e poi altri specialisti in diversi centri italiani. La risposta è stata unanime: il rischio era troppo alto. Nessuno se l’è sentita di operare.
A raccontare la vicenda è il medico olbiese Pietro Giagheddu. «Era una situazione complessa – spiega –. Però sapevo che c’era uno specialista, il professor Alberto Porcu, che avrebbe potuto affrontarla. È un luminare in questo campo, un punto di riferimento nazionale, e ha trascorso anche diversi anni negli Stati Uniti per perfezionare le tecniche di chirurgia epatica. Non è solo un grande chirurgo, ma anche un maestro che ha formato intere generazioni di medici». È stato proprio Giagheddu a indirizzare Maria verso Sassari, convinto che lì avrebbe trovato la competenza necessaria per affrontare un caso considerato inoperabile altrove. Il professor Alberto Porcu, direttore della Clinica Chirurgica dell’Università di Sassari, ha accettato la sfida e guidato la sua équipe in un’operazione di straordinaria complessità. L’intervento ha avuto due momenti cruciali: la rimozione della massa tumorale e la ricostruzione delle vie biliari. «La parte più delicata è stata proprio quest’ultima – continua Giagheddu –: i sottilissimi dotti intraepatici, dello spessore di un capello, sono stati collegati all’intestino mediante una tecnica di anastomosi multipla. Un lavoro minuzioso, di estrema precisione, che ha permesso di ristabilire la normale funzionalità del sistema biliare».
Questo risultato ha avuto un doppio effetto: da un lato ha liberato Maria dal tumore, dall’altro le ha permesso di abbandonare quel drenaggio esterno che da anni era costretta a portare dopo la prima operazione. Un tubicino collegato a una sacca addominale che non solo limitava i movimenti, ma rappresentava anche una continua fonte di disagio e sofferenza psicologica. «È stato un risultato straordinario – sottolinea Giagheddu – perché la signora riacquisterà una qualità di vita che prima non aveva più». Maria si sta infatti riprendendo rapidamente e potrà lasciare l’ospedale nei prossimi giorni. Per lei, e per i suoi familiari, questo intervento rappresenta molto più di una guarigione: è la dimostrazione che la speranza può arrivare anche dove altri avevano chiuso la porta. Un successo che porta la firma del professor Alberto Porcu e della sua équipe, ma che riflette anche il livello raggiunto anche dalle Cliniche universitarie di Sassari, oggi punto di riferimento in Sardegna e non solo per la chirurgia oncologica del fegato.