Processo Grillo jr, ultimo atto: è il giorno della sentenza per i quattro imputati
Previste le ultime controrepliche della difesa, poi ci sarà la camera di consiglio. Il procuratore Gregorio Capasso aveva chiesto la condanna a 9 anni per tutti
Tempio I giudici del collegio del tribunale di Tempio scriveranno oggi l’atto finale del processo di primo grado che vede imputati per violenza sessuale di gruppo Ciro Grillo e i suoi amici Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. La sentenza prevista per il 3 settembre era slittata a causa di un drammatico lutto che ha colpito il presidente del collegio Marco Contu (che ha perso il figlio 22enne) e l’udienza era stata rinviata a oggi. Il processo riprenderà, dunque, questa mattina alle 10.30 dallo stesso punto in cui si era interrotto: ovvero dalle ultime controrepliche del pool difensivo.
Prenderanno la parola gli avvocati Alessandro Vaccaro, Andrea Vernazza, Mariano Mameli e Antonella Cuccureddu, difensori rispettivamente di Lauria, Grillo, Capitta e Corsiglia. Poi, il collegio, composto dal presidente Marco Contu, a latere i giudici Marcella Pinna e Alessandro Cossu, dovrebbe andare in camera di consiglio per l’attesa sentenza. Che arriverà a sei anni dai fatti e a tre dall’inizio del dibattimento (si era aperto nel giugno 2022).
Le accuse
Nell’estate del 2019 Ciro Grillo e i suoi tre amici genovesi, allora 19enni, erano stati accusati di stupro da una studentessa italo-norvegese, loro coetanea, che ai carabinieri di Milano, al rientro dalle vacanze in Costa Smeralda, aveva denunciato di essere stata violentata, nella notte tra il 16 e il 17 luglio, nella casa di Beppe Grillo, a Porto Cervo, dov’era andata insieme a un’amica dopo una nottata trascorsa insieme a loro al Billionaire. Secondo i magistrati galluresi, i quattro giovani l’avrebbero costretta subire e a compiere atti sessuali abusando delle sue condizioni di inferiorità fisica e psichica dovuta all’assunzione di alcol.
La ragazza sarebbe stata violentata prima da Francesco Corsiglia, e successivamente, quando ormai si era fatto giorno ed erano le 9 del mattino, dagli altri tre, Lauria, Capitta e Grillo, che l’avrebbero forzata a bere vodka afferrandola per i capelli e abusando ripetutamente di lei. Nessun abuso sessuale, quei rapporti erano consenzienti, è quanto hanno sempre sostenuto i ragazzi, respingendo le accuse. Corsiglia e Grillo si sono anche difesi in aula nel corso del processo. Corsiglia ha sempre sostenuto di avere avuto con la ragazza un rapporto consenziente e di non sapere nulla della violenza di gruppo perché dormiva. Capitta, Grillo e Lauria sono accusati anche di violenza sessuale nei confronti dell’amica per un video e alcune foto che li ritraevano con i genitali vicino al suo viso mentre dormiva sul divano.
Il pm: «9 anni»
Gli imputati rischiano 9 anni di reclusione. È questa la condanna chiesta dal procuratore Gregorio Capasso. «Gli imputati sono inattendibili, cambiano continuamente versioni che divergono tra loro, solo la ragazza ha sempre detto le stesse cose. Sui fatti specifici ha sempre dato la stessa versione», ha ribadito nelle repliche, contestando la ricostruzione temporale fatta dalla difesa.
Difensori all’attacco
Il pool difensivo è passato al contrattacco con le controrepliche sostenendo l’esatto contrario di quanto detto dal procuratore: e cioè, che ad essere inattendibile è la parte civile. Un punto, quello della non credibilità della principale accusatrice dei quattro ragazzi, intorno al quale si sono sviluppate tutte le discussioni dei difensori. «Tutti noi riteniamo odiosi i reati di violenza sessuale, ma tutti noi riteniamo odiose anche le accuse di violenza sessuale non avvenuta», aveva detto l’avvocato Ernesto Monteverde che, insieme al collega Mameli, assiste Capitta.
La presunta vittima
La ragazza, oggi 23enne, potrebbe essere presente alla lettura della sentenza. «La mia assistita è stata stordita dall’alcol e resa incapace di reagire. È stata dipinta come una creatura orrenda assetata di sesso, una ninfomane. Ma è una ragazza che è stata massacrata e umiliata e che anziché fuggire ha avuto il coraggio di denunciare», aveva detto l’avvocata Giulia Bongiorno.