Polemica sul caso Sacra Famiglia, il sindaco Nizzi: «Stop al degrado, è giusto rimuovere le barche»
Olbia, tutto ruota attorno alla rimozione delle piccole imbarcazioni da sempre ormeggiate tra l’ex ponte di ferro e la sopraelevata
Olbia Lungo la sponda sud del golfo soffiano venti di rivolta e il sindaco Settimo Nizzi, da tempo finito nel mirino delle polemiche, decide di spiegare un po’ cosa ha in mente. Tutto ruota attorno alla rimozione delle piccole imbarcazioni da sempre ormeggiate tra l’ex ponte di ferro e i piloni della sopraelevata. «In quella zona, nei decenni, ognuno ha agito di testa propria. E adesso è arrivato il momento di invertire la rotta» dice subito il primo cittadino.
Poi il sindaco Nizzi sottolinea: «Stiamo realizzando un progetto molto importante per la città e non è pensabile riqualificare le aree a terra lasciando il caos e il disastro in mezzo al mare. Quindi adesso rimuoviamo tutto e bonifichiamo quella parte di golfo, ma nel frattempo realizziamo anche un progetto con lo scopo di individuare una nuova area e stabilire nuove regole per le imbarcazioni. Non sarò io a decidere, l’incarico lo daremo ad architetti e paesaggisti».
E ancora: «Dispiace che alcuni cittadini pensino che la nostra sia una azione messa in campo contro di loro. Ma il mare è un bene di tutti, non di pochi. Ai proprietari delle barche chiedo di avere un po’ di pazienza. Il nostro obiettivo è fare la migliore scelta possibile». Parole, quelle del sindaco Nizzi, che arrivano all’indomani dello sgombero della Marina della Sacra Famiglia e anche delle altre banchine all’ombra delle case popolari. Tutto parte dal progetto Iti, il piano di rigenerazione urbana e sociale che il Comune sta realizzando nei quartieri della Sacra Famiglia e di Poltu Cuadu. Per permettere la realizzazione di un parco sul mare e delle piste ciclabili, il Comune aveva chiesto all’Autorità portuale di non rinnovare più le concessioni lungo il breve tratto di costa. La Marina della Sacra Famiglia ha liberato i pontili dopo aver perso il ricorso al Tar, mentre giovedì, per tutte le altre imbarcazioni, è arrivato l’avviso di rimozione, da parte della Capitaneria, per occupazione abusiva di spazio demaniale.
Verso una soluzione. La situazione, dalle parti di Mogadiscio, è complessa. Ci sono realtà che hanno operato sulla base delle concessioni demaniali. Allo stesso tempo, però, resistono anche vecchi pontili abusivi ai quali sono ormeggiate piccole barche a volte anche semi-affondate. Togliere via tutto, comunque, significherebbe privare del mare sia i piccoli diportisti che i pochi pescatori rimasti. «Noi lo diciamo da tempo – prosegue il sindaco –: quella è un’area sensibile del golfo e non si può pensare di lasciarla senza alcun tipo di regolamentazione. L’obiettivo della nostra amministrazione è valorizzare l’ansa sud e rimuovere tutto, a cominciare dai pontili abusivi. Ci sono anche diverse barche affondate: i proprietari non si trovano e non deve essere sempre il Comune a dover intervenire. Agendo in maniera spontanea diventa davvero difficile riqualificare l’ambiente». Per i proprietari delle barche (sono centinaia) bisognerà comunque trovare una soluzione. «Non possiamo rigenerare la parte a terra, dal ponte di ferro fino al Michelucci, e accettare che il mare venga vissuto senza regole – prosegue Nizzi –. Per questo daremo l’incarico per progettare in maniera seria l’utilizzo del golfo. Ci lavoreranno architetti, paesaggisti e altri professionisti. Saranno loro a individuare un’area per le imbarcazioni, naturalmente nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’ecosistema del golfo. Ovvio che non potremo accettare forme di inquinamento. Ne parleremo con i cittadini e, insieme, realizzeremo un bel progetto. Adesso, però, è necessario rimuovere tutto. Lo dico con grande serenità e chiedo a tutti di avere un po’ di pazienza. Voglio bene a Olbia e voglio che venga trattata nel miglior modo possibile».
La storia. Il fenomeno dei pontili abusivi, a Mogadiscio, è storicamente diffuso. Così, dieci anni fa, l’allora commissario della Port Authority Nunzio Martello decise di mettere un freno al caos e di incentivare la nascita di realtà regolari, come appunto la Marina della Sacra Famiglia. Circa due anni fa, con l’avanzare del progetto Iti, il Comune chiese però all’Autorità portuale di non rinnovare più le concessioni. La Marina fece ricorso e, dopo diverse puntate in tribunale, la scorsa estate il Tar ha infine stabilito lo sgombero, poi avvenuto. Nei giorni scorsi gli avvisi di rimozione sono comparsi sulle barche della più piccola Marina del ponte di ferro e anche sulle imbarcazioni ormeggiate negli spazi abusivi, mentre nel 2024 era stato lo storico cantiere Moro a dover fare le valigie eliminando le numerose imbarcazioni dalle sue vecchie banchine, che saranno presto trasformate in un’area verde sul mare. Uno sgombero diffuso che ha naturalmente scatenato non poche polemiche, con la giunta da più parti accusata di voler mettere la parola fine alla tradizione marinaresca e alla storia della marineria popolare. Accuse che il sindaco Settimo Nizzi rispedisce al mittente. «Il nostro obiettivo è far rivivere il golfo nella maniera più giusta e sostenibile – conclude il primo cittadino –. Il progetto Iti cambierà il volto della città e il mare, nel tratto interessato dalla riqualificazione, potrà essere certamente vissuto ma sulla base di una visione ben studiata e soprattutto rispettosa dell’ambiente».
