La Nuova Sardegna

Il lutto

«Ho perso un amico, cucinavamo e suonavamo insieme»: Salvatore Corazza ricorda Peppe Vessicchio - L'intervista

di Federico Spano
«Ho perso un amico, cucinavamo e suonavamo insieme»: Salvatore Corazza ricorda Peppe Vessicchio - L'intervista

Il direttore d’orchestra è morto a Roma a 69 anni, una vita per la musica. Il batterista di Ozieri racconta i concerti insieme e la passione per il cibo e i vini

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Sassari Era uno dei volti più noti e amati della tv degli ultimi 40 anni. Protagonista nel mondo della musica, dalla direzione d’orchestra a Sanremo alla partecipazione ai talent come Amici di Maria De Filippi. Peppe Vessicchio è scomparso ieri a Roma, dopo una breve malattia. Aveva 69 anni e una carriera straordinaria alle spalle. Uno dei suoi amici più cari è il noto batterista ozierese Salvatore Corazza.

«Da Peppe traspariva un senso di pace e apertura verso tutti – ricorda Corazza, che ha suonato con i più grandi della musica italiana –. Era sempre disponibile con chiunque. Era una persona senza filtri, che bucava lo schermo grazie a questa calma e a questa pace. Sono andato a trovarlo in ospedale a Roma soltanto tre giorni fa (mercoledì scorso, ndr) e l’ho trovato abbastanza bene. Gli ho fatto compagnia mentre mangiava una pizza. Lo avrebbero dovuto dimettere il giorno dopo. Ma purtroppo le sue condizioni si sono aggravate e oggi (ieri, ndr) è arrivata la terribile notizia. Devo ancora riuscire a metabolizzarla, perché per me Peppe era uno di famiglia».

Salvatore Corazza e Peppe Vessicchio per dieci anni hanno organizzato assieme il festival “Musica per i Borghi”, in diverse località dell’Umbria. «Ma le nostre frequentazioni non si limitavano solo alle occasioni di lavoro – racconta Corazza –, avevamo un rapporto molto stretto da più di 35 anni. Abbiamo condiviso il palco e la vita. Musica, cibo, passione per la cucina, eravamo di famiglia e non è un caso che passassimo spesso le feste assieme. Peppe aveva la capacità di metterti in pace quando ti parlava e ti ascoltava. Come direttore di orchestra aveva un orecchio straordinario, ma lo usava anche per ascoltare il prossimo».

All’inizio del 2020, sarebbe dovuto partire al conservatorio di Sassari un corso per arrangiatori organizzato da Corazza e da Vessicchio. Gli arrangiamenti premiati avrebbero dovuto dare vita a un concerto, in città, diretto proprio dal maestro napoletano. «Purtroppo a causa del Covid è saltato tutto. Lavorare insieme ci divertiva molto. Quando curavamo i festival in Umbria, ci inventavamo concerti originali. Una mia idea diventava sua o viceversa, c’era grande empatia. Così fu per il concerto che organizzammo con Giorgia e Ornella Vanoni. La prima volta insieme sul palco per le due artiste».

Vessicchio nel corso della sua carriera ha visitato spesso la Sardegna. «Era un grande conoscitore dei vini – ricorda Corazza –, una delle ultime volte che era venuto nell’isola aveva commentato la qualità dei vermentini galluresi, ricchi di magia e di profumi. Qualche anno fa è stato a Ozieri nella mia casa in campagna, gli abbiamo fatto assaggiare tanti piatti della tradizione culinaria sarda, e lui ha gustato tutto. Da bravo napoletano era un buongustaio, ogni tanto mi proponeva: “Dai facciamo gli gnocchi alla sorrentina”, e via a cucinare insieme. Una volta abbiamo fatto la Genovese, che è un piatto tipico napoletano, con cipolla e carne cotta più di dieci ore». La fama non lo aveva cambiato: «Quando lo salutavano per strada, si fermava a chiacchierare con chiunque e ascoltava – conclude Corazza –, aveva una parola per tutti».
 

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