La Nuova Sardegna

Olbia

La denuncia

Olbia, ancora diritti negati: «Anche per mio figlio, autistico, avere un prestito è impossibile»

Olbia, ancora diritti negati: «Anche per mio figlio, autistico, avere un prestito è impossibile»

Dopo il caso di Elena, si fa avanti una madre: «Triste realtà»

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Olbia Il caso di Elena, la giovane autistica a cui è stato negato un prestito da una finanziaria – e sul quale famiglia e società hanno dato versioni diverse – non è affatto un episodio isolato. A confermarlo è la testimonianza di Carla (nome di fantasia), madre di un uomo di 37 anni, anche lui autistico e perfettamente autonomo nella gestione della vita quotidiana. Carla racconta che in più occasioni lei e il figlio si sono presentati sia in banca che in una finanziaria per chiedere un prestito. «La risposta è sempre stata la stessa: un rifiuto senza possibilità di approfondimento. E questo nonostante mio figlio sia abituato a gestire da solo scadenze, bollette e incombenze familiari, e nonostante in casa non ci siano mai stati debiti o ritardi nei pagamenti».

L’ultimo no è arrivato per un prestito da 5 mila euro destinato a cure odontoiatriche, nonostante il giovane percepisca una pensione di invalidità di 1300 euro e desiderasse affrontare la spesa con risorse proprie. «Le motivazioni ricevute, spesso espresse senza troppa cautela, ricorrono sempre uguali: “Suo figlio ha problemi”, “Suo figlio è autistico”. Frasi che – riferisce Carla – feriscono più del rifiuto stesso. Ma penso soprattutto alla reazione di mio figlio, che più volte ha espresso la paura del futuro: “Quando tu non ci sarai più, come farò? Mi sbattono tutte le porte in faccia”».

La storia richiama direttamente quanto denunciato da Veronica Asara, presidente dell’associazione Sensibilmente Onlus, intervenuta sul caso di Elena per sottolineare l’esistenza di «pregiudizi culturali profondi con conseguenti limitazioni nell’accesso a servizi e diritti». Per Carla, intanto, i problemi non si esauriscono con i prestiti negati. Presto dovrà lasciare l’abitazione in cui vive con il figlio, venduta dal proprietario e trovare un nuovo alloggio a un prezzo sostenibile si sta rivelando estremamente difficile. È stato lo stesso figlio a proporre una possibile via d’uscita: richiedere un mutuo a suo nome. «Ma sono convinta che anche in questo caso la risposta sarà negativa e ancora una volta non sarà legata alla solidità economica. Una vicenda, la nostra, che si somma ad altre e che conferma come il caso di Elena non rappresenti un’eccezione ma il segnale di un problema più ampio, fatto di ostacoli invisibili e di barriere culturali che continuano a pesare sulle persone autistiche e sulle loro famiglie». (s.p.)

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