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Olbia, il Pd a Nizzi: «Bar e negozi chiusi? Colpa del Comune»


	Il corso Umberto e Pietro Spano (Pd)
Il corso Umberto e Pietro Spano (Pd)

Il segretario Pietro Spano risponde al sindaco: «L’amministrazione ha abbandonato il centro storico»

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Olbia La risposta del Partito democratico non si è fatta attendere. Il segretario cittadino Pietro Spano difende i commercianti finiti nel mirino del sindaco Settimo Nizzi. Tutto ruota attorno al caso dei bar, dei ristoranti e dei negozi chiusi durante il periodo invernale, sia nel centro città che in aeroporto. «Il problema non sono le serrande abbassate, ma le scelte politiche e urbanistiche che hanno spento Olbia fuori stagione – dice Pietro Spano –. Attribuire ai commercianti la responsabilità del silenzio del centro storico significa ignorare le cause reali che da anni penalizzano Olbia. Non è una questione di volontà dei negozianti: è il risultato di una programmazione debole, di servizi insufficienti e di scelte urbanistiche poco sostenibili, che hanno progressivamente ridotto la vitalità della città oltre i mesi estivi. Da tempo assistiamo alla narrazione secondo cui il successo turistico sarebbe unicamente merito dell’azione amministrativa. Ma a sostenere la stagione sono innanzitutto le caratteristiche straordinarie del territorio, spiagge e mare a due passi da porto e aeroporto, e i milioni investiti nei grandi eventi, che funzionano perché la Sardegna stessa è un attrattore naturale e rappresenta il grande evento».

Per il segretario del Pd, l’amministrazione Nizzi non sta facendo nulla per cercare di animare il centro nei periodi oltre l’estate. «Eventi e attrattività sono un vuoto fuori stagione – prosegue Spano –. Da anni non esiste un calendario diffuso di eventi musicali, culturali o teatrali nei mesi non turistici, fatta eccezione per la settimana di Natale. Nessuna iniziativa costante nei quartieri, nessuna strategia per tenere viva la città durante l’inverno». Secondo il Pd, inoltre, il centro città è sempre meno accessibile: «Mezzi pubblici che non arrivano realmente al cuore della città, riduzione continua delle aree di sosta, aumento spropositato del canone unico, apertura di nuove aree commerciali fuori dal centro,  eliminazione delle insegne, obbligo di rimozione delle strutture coperte nei dehors, dismissione dei parcheggi per utenti e esercenti. Un centro senza mobilità adeguata, senza parcheggi e senza servizi non può essere vivo».

La chiusura di numerose attività commerciali, dunque, sarebbe soltanto una conseguenza. «Non è una scelta dei commercianti: è l’effetto diretto della pianificazione comunale – aggiunge Pietro Spano –. I proventi dell’imposta di soggiorno, pur essendo risorse pubbliche, non vengono investiti nella loro interezza in servizi, qualità urbana e attrattività fuori stagione. Chiediamo che si apra un confronto reale con i Centri commerciali naturali per destinare queste risorse a interventi che rafforzino la vivibilità della città tutto l’anno. Le realtà statali e partecipate stanno svolgendo un ruolo fondamentale: Geasar, Autorità portuale, Cipnes e UniOlbia stanno investendo concretamente sul futuro della città. Resta però inevasa la domanda che poniamo da anni: quando vedremo la stessa assunzione di responsabilità da parte del Comune? La stessa operatività oltre gli annunci? Anche i cittadini, non solo gli studenti, attendono ancora la realizzazione delle aule universitarie promesse dopo l’acquisto del palazzo ex Upim. Elemento fondamentale se contestualizzato allo stato in cui versa il centro, vittima di degrado e di inciviltà. Amministrare significa sostenere, facilitare, progettare e mediare soluzioni percorribili oltre le difficoltà, non scaricare responsabilità. La forza economica di Olbia non risiede nei grandi eventi o nelle alleanze politiche che la governano pro tempore, ma nel lavoro quotidiano di lavoratori e imprese che vivono la città tutto l’anno e che meritano servizi, programmazione e rispetto».

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