Il cuore nero e sconosciuto dei nostri figli
Una chat scoperta per caso accende i riflettori su un mondo ignobile, ma molto frequentato. Fermiamoli subito, siamo ancora in tempo
Adulti che abusano di neonati, un video in cui un ragazzino extracomunitario si lancia nel vuoto da un palazzo con una lunga fila di commenti. Il più atroce: "Evviva, uno di meno". Slogan inneggianti a Hitler, Mussolini, contro ebrei e disabili. Un Cristo inchiodato sopra una croce a forma di svastica, una foto di bambini africani che bevono in una pozzanghera con una serie di commenti indicibili, immagini e video di violenze sessuali.
Di quale maledetto incubo si tratta? Che genere di orrore è stato disegnato da autori che non potrebbero e non dovrebbero scrivere mai un libro noir così disgustoso e feroce? E' una chat. Si chiama - e spero si chiamava - "The Shoah Party" e se credete che tutto questo sia indicibile, incredibile, tremendo, forse non sapete che quella chat, quel campionario dell'orrore lo ha scoperto una madre che si è imbattuta nei filmati e nelle foto sul cellulare del figlio, un ragazzino di quindici anni. Come tutti gli altri lettori e fruitori dell'orrido. Tutti minorenni, tutti figli normali, inseriti nella buona società di Siena e non nelle periferie del mondo. Ragazzi che frequentano regolarmente la scuola con buoni risultati, che stanno composti a tavola, usano il coltello per tagliare la carne e il pane; chiedono il permesso di potersi alzare una volta concluso il pasto. I nostri figli, quelli per i quali ci prodighiamo tutti i giorni, che accompagniamo in palestra posteggiando in seconda fila, ai quali acquistiamo le Hogan e gli occhiali Rayban, non gli facciamo mancare la paghetta per l'apericena, siamo felici quando postano le foto con la ragazzina piastrata e sorridente, quei selfie così sicuri, avvolgenti, rassicuranti. I nostri figli che, invece, hanno dietro le foto patinate un bugigattolo sporco e puzzolente, un luogo senza finestre e senza luce dove, con altri amici, si radunano e condividono il peggio che può essere concepito a livello fisico, sociale, etico.
I nostri figli, che sfoderano il coltello non più per utilizzarlo con estrema educazione a pranzo ma per ferire, sfregiare, colpire, uccidere altri esseri umani. I nostri figli con un cuore nero. Che non capiscono. Il padre del ragazzino di quindici anni, uno degli amministratori della chat, ha affermato di essere sconvolto ma di aver intuito che suo figlio ha vissuto tutto come un gioco, non ha percepito l'atrocità di quelle immagini e di quel video. I nostri figli, che si muovono veloci dentro un mondo in continua espansione, in luoghi dove non si spostano più i paletti della decenza ma si eliminano con le ruspe, senza neppure voltarsi indietro. I nostri figli, il nostro futuro, quello su cui abbiamo scommesso. Siamo anche noi il prodotto della generazione lasciata in eredità dai nostri genitori: quella del dopoguerra, del boom economico. Siamo vissuti nella speranza, abbiamo camminato nelle strade dove altri giovani le hanno macchiate di sangue soprattutto per scelte politiche efferate e orribili. Abbiamo promesso di costruire un mondo diverso, basato sul rispetto degli altri, sull'esaltazione della dignità, sulla costruzione di ponti e abbattimento dei muri. Internet e il villaggio globale è stato utile per allacciare popoli, idee e speranze.
Poi le intuizioni scientifiche sono state male utilizzate. E' sempre stato così, da Alfred Nobel in poi, molte scoperte hanno portato l'umanità verso nuove conoscenze ma anche verso il baratro. I nostri figli, quelli ben vestiti, ben pettinati, ben accordati con tutto ciò che è luccicante, hanno un lato oscuro. Lo abbiamo avuto tutti. Da giovani abbiamo nascosto i nostri piccoli segreti ai genitori, ci siamo confidati solo con gli amici più cari. Ma adesso è diverso, terribilmente diverso, schifosamente diverso. Quella madre che ha denunciato il ragazzino e ha fatto scoprire il pozzo nero della chat non starà sicuramente bene. Quella denuncia è servita però a lanciare un grido d'allarme: abbiamo superato tutte le barriere della decenza. Entrate nei cellulari dei vostri figli, controllateli, pretendetelo. Fatelo subito, fatelo adesso. Siamo ancora in tempo.