La Nuova Sardegna

L'editoriale

Sardegna ed energia, non si scherza con il metano

Antonio Di Rosa
Sardegna ed energia, non si scherza con il metano

L'isola unita rivendichi i propri diritti. Perché i sardi meritano un servizio fondamentale alla pari con gli altri italiani

20 novembre 2019
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Qualche settimana fa abbiamo parlato di unità di intenti, di obiettivo comune sulle questioni strategiche. Ecco lì uno dei temi che ritorna sul palcoscenico della politica, e non da oggi: l’energia. Nel 2025, secondo una direttiva dell’Unione Europea, l’Italia dovrebbe accelerare la transizione dai combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili. La Sardegna ha due centrali a carbone che andrebbero dismesse e per questo sta realizzando la sua rete del gas. Per noi il metano, in attesa del 2050, quando ci sarà una decarbonizzazione profonda, diventa strategico e centrale. Per questo motivo è esploso un dibattito tra oppositori e fautori della dorsale che dovrebbe attraversare tutta l’Isola, e chi invece sostiene l’ipotesi dell’elettrodotto Sicilia-Sardegna.

Come sapete l’arte del governare si è impoverita. Gli attori sono cambiati. La gente è disorientata e certe volte manipolata, le tesi precostituite prevalgono sulla effettiva utilità delle cose da fare. Il Movimento 5 stelle, gli ambientalisti e una parte minoritaria della sinistra spingono per l’elettrodotto o i depositi costieri. Maggioranza e una parte consistente dell’opposizione in Regione, sindaci, Confindustria e le altre associazioni di categoria, i tre sindacati confederali, invocano la dorsale. Per capire meglio le posizioni bisogna fare un passo indietro quando l’ex presidente del centrosinistra Francesco Pigliaru firmò nel 2016 un Patto per La Sardegna con Matteo Renzi a Palazzo Chigi. In questo pacchetto c’era anche l’energia e il progetto di dorsale per il metano di cui si è occupata per anni l’assessore all’Industria Maria Grazia Piras. Da allora sono andati avanti i progetti per realizzare i 38 bacini della rete del gas che interessano tutti i comuni sardi. E in quell’accordo la dorsale era considerata lo strumento per unirli tutti.

Ora il governatore e il suo assessore Anita Pili ripartono da quel dossier per raggiungere un risultato importante da mettere a disposizione dei sardi. E qui cominciano i problemi. Soprattutto col governo giallorosso. Il presidente Conte ha dichiarato che l’ipotesi elettrodotto Sicilia-Sardegna rimane la prima scelta. Tutti i 5 stelle approvano. Il risultato è il solito: non si decide. Conte fa passerella a Cagliari e spinge per una soluzione che c’entra poco con la dorsale perché è solo complementare ma continua a dilazionare i tempi. Il viceministro Buffagni e il sottosegretario Todde (nuorese) vengono ogni settimana in Sardegna in svariati convegni per dire no alla dorsale ma non ci fanno sapere cosa vogliono fare. Addirittura la Todde ha rivelato al segretario della Cgil sarda Michele Carrus che ha visto altri metanodotti e non le piacciono. Onestamente non sapevo che l’energia fosse un fatto estetico. Al di là delle battute, rimane inaccettabile che Conte e i suoi vice vogliano imporre una soluzione ai sardi. Il governo non può dare ultimatum e non ascoltare le ragioni di chi governava e di chi governa la Regione o i Comuni o di chi difende i lavoratori e le imprese. Non si può. E non si deve. La dorsale non ha impatti ambientali devastanti. Tutt’altro. E chi continua a ritenere sufficienti i depositi costieri finge di non saper alcune cose importanti.

La distribuzione del metano viene gestita da privati senza il controllo dello Stato. Con la dorsale il collegamento ai depositi sarà automatico, garantendo l’energia in sicurezza a tutti. Se la Sardegna avesse una dorsale che unisce i 38 bacini, questa farebbe parte della rete nazionale e come avviene per l’energia elettrica il suo costo non sarebbe solo a carico nostro ma di tutti gli utenti italiani. Per il governatore Solinas, è arrivato il momento di mettere fine a giri di valzer. Insieme a chi sostiene la dorsale deve armarsi dei dossier che già ci sono e degli altri che sarà necessario redigere. Non gli resta che parlare direttamente col presidente Conte (chieda un vertice, scriva una lettera, faccia quello che vuole). In democrazia non decide uno solo, né può imporre la sua volontà agli altri. I soldi spesi per il progetto dorsale non possono svanire nel nulla. Se Solinas non prenderà in mano la situazione rischierà di restare col cerino…spento. O col carbone ancora acceso. I sardi meritano un servizio fondamentale alla pari con gli altri italiani.

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