La Nuova Sardegna

Emergenza clima, siamo a un passo dal disastro

Alfredo De Girolamo
Acqua alta in piazza San Marco a Venezia
Acqua alta in piazza San Marco a Venezia

L'ambiente è una priorità e deve stare in cima all'agenda di qualunque paese. Soltanto Trump continua a ignorare il problema

23 novembre 2019
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Il clima è ancora al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica. Impossibile, dopo tutto, che non lo sia, dopo le ultime difficili giornate sott'acqua vissute in molte città. Mentre è di pochi giorni fa la notizia che il presidente americano Donald Trump ha ufficialmente avviato l'iter per far uscire gli Stati Uniti dall'accordo di Parigi (Cop21), firmato nel 2015. E l'agenda, sino a fine anno, registra importanti avvenimenti. I ragazzi di Fridays for Future non si fermano e preparano un nuovo sciopero mondiale per venerdì 29 novembre. La Conferenza Internazionale sul clima, Cop25, è alle porte, in programma a Madrid, in Spagna - ma sotto la presidenza del governo del Cile, che avrebbe dovuto ospitarla prima che i disordini scoppiati nelle scorse settimane costringessero al cambio di sede - dal 2 al 13 dicembre.

A tutto questo, si aggiungono i fatti, con i fenomeni legati al climate change e al riscaldamento globale, che continuano a mettere in ginocchio, a turno, ogni parte del Pianeta. A Venezia la pioggia e le violente raffiche di Scirocco hanno portato la marea a un livello record che non si registrava dal 1966, con danni incalcolabili; in Australia il vento e le temperature, eccezionalmente alte, hanno scatenato una serie di incendi nelle regioni del Queensland e del New South Wales, arrivati alle porte di Sydney e che hanno già causato ingenti danni e, purtroppo, alcuni decessi; in Africa stanno fronteggiando la più grande siccità degli ultimi 38 anni, con il picco raggiunto in Zimbabwe, dove le cascate Vittoria - patrimonio dell'Unesco - sono a secco, e dove la temperatura ha toccato i 51 gradi centigradi, causando la morte di 55 elefanti e mettendo a rischio la vita di sette milioni di persone.

In questo quadro dall'aspetto apocalittico, si inseriscono i crudi numeri dell'ultimo rapporto "Brown to Green", giunto alla quinta edizione e redatto dai ricercatori di Climate Transparency, un partenariato globale di 14 organizzazioni di ricerca sul clima e Ong della maggior parte dei paesi del G20, con molti dei ricercatori provenienti da economie emergenti. E' proprio sui paesi del G20 - Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sudafrica, Corea del Sud, Turchia, Unione Europea - che si concentra il report di Climate Transparency, spiegando come nessuno di questi, stando ai dati del 2018, si stia adoperando abbastanza per limitare l'aumento del global warming a 1,5 gradi, come previsto proprio da quell'accordo Cop21 dal quale Trump, irresponsabilmente, ha deciso di fuggire. Per il rapporto infatti le emissioni crescono, e di questo passo al 2030 potrebbero addirittura raddoppiare. Per quanto concerne il consumo di energia elettrica, le emissioni nel 2018 sono aumentate dell'1,6%, con Indonesia (+10%) e Turchia (+8%) - Paesi che ricorrono ancora molto al carbone - a guidare la poco invidiabile classifica in cui l'Italia si difende, con le emissioni che scendono dell'8%.

Crescono anche le emissioni legate ai trasporti, +1,2%. Australia, Canada e Stati Uniti sono i paesi che emettono più gas nocivi a causa dei mezzi di trasporto, mentre spicca dall'altra parte il dato legato all'impegno della Cina, una delle economie più inquinanti al mondo che però nel 2018 ha venduto ben un milione di veicoli elettrici. In generale dunque, questo ennesimo studio, che giunge alla vigilia di un momento di confronto così centrale come Cop25, altro non fa che ricordarci che la situazione è vicinissima al punto di non ritorno, e che l'inversione di tendenza, così fortemente sostenuta dai ragazzi di Fridays for Future, deve realizzarsi quanto prima. Nella lotta al cambiamento climatico, da Madrid c'è attesa per avere risposte concrete all'emergenza. Non possiamo più continuare a sfruttare il Pianeta. Solo Donald Trump va avanti per la sua strada visionaria. Ma i cambiamenti climatici sono una priorità, e devono stare in cima all'agenda politica di qualunque Paese al mondo.(@degirolamoa)

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