La Nuova Sardegna

Uomini, siate all'altezza delle donne

Stefano Sotgiu
Uomini, siate all'altezza delle donne

La Sardegna ha il tasso di natalità più basso in Italia, i servizi e il lavoro contano, ma è importante che nella relazione uomo-donna nasca un equilibrio basato su valori culturali che le donne hanno già acquisito

08 gennaio 2020
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Era il 1999 quando usciva per Bollati Boringhieri un testo di analisi socio-economica dal titolo curioso: "Il posto dei calzini". L'autore, Christian Marazzi, sosteneva la tesi del riequilibrio nel ménage domestico fra uomini e donne come elemento essenziale per lo sviluppo. La metafora era quella dei calzini, che gli uomini lascerebbero in giro, sparsi per la casa e che le donne, pazientemente, passerebbero a raccogliere, lavare, stendere, riporre nei cassetti. Di recente, nel corso di un incontro sulla condizione giovanile in Sardegna, è emerso che nell'Isola erano presenti, nel 2001, 343mila giovani tra i 15 ed i 29 anni. Oggi ce ne sono 220mila, tra 30 anni solamente 130mila. I dati, presentati dal fondatore del Sardinian Socio-Economic Observatory, Frantziscu Sanna, sono allarmanti. Fra minori nascite e partenze non compensate da nuove iscrizioni all'anagrafe, con saldi naturali e migratori negativi, la Sardegna si troverà presto gravemente menomata della componente della popolazione più dinamica, quella giovanile. C'è una possibile relazione fra posto dei calzini da ritrovare e dati della natalità nell'Isola sempre più preoccupanti? Forse.

La Sardegna, dopo la Liguria, è la regione con il minor tasso di natalità in Italia (5,7 nati ogni 1000 residenti) e con il quarto maggior decremento nelle nascite nel periodo 2013-2017 (-14,57%). Tutto questo in un Paese ultimo in Europa per tasso di natalità (7,6 nati per 1000 abitanti), in particolare nelle aree interne e in quelle più periferiche. La decisione di costituire un nucleo familiare e di avere figli è legata a molti fattori, naturalmente. In primo luogo la disponibilità di un reddito sufficientemente stabile, poi dalla presenza di servizi pubblici e privati che consentano di affrontare l'esperienza genitoriale con una rete sociale di protezione capace di consentire a chi ha figli di poter condurre una normale vita lavorativa. Questo in Italia, in Sardegna, non accade abbastanza. Spesso il principale ammortizzatore sociale è la famiglia. E nella famiglia, la componente femminile è quella sulla quale ricade il maggior carico di cura. In questo contesto si inserisce un altro elemento: mentre da un lato esiste un gap di genere nell'accesso al lavoro che favorisce la componente maschile della popolazione, sul fronte dell'istruzione la questione è ribaltata. In particolare in Sardegna gli uomini diplomati o laureati per 100 donne sono in numero sistematicamente inferiore, dai 97 della Provincia di Carbonia fino agli 80 della Provincia di Nuoro (elaborazione OpenPolis su dati Istat). Un fenomeno, quello della progressiva crescita dell'istruzione femminile e dell'emancipazione che determina spesso una riduzione della natalità, anche in presenza di una componente maschile in difficoltà anche a causa del crescente gap di istruzione.

Tensione fra sessi, dunque, confermata anche dal crescente numero di divorzi e, purtroppo, dalla violenza di genere. E mentre gli strati sociali e politici più conservatori della società vorrebbero un ritorno fra le mura domestiche delle donne, a quella progressista e sensibile uno dei compiti più importanti per il recupero dell'equilibrio nella coppia. Quello di fare in modo che siano gli uomini a ritrovare il posto dei calzini, che si riducano i tassi di dispersione scolastica maschile, che la componente maschile della popolazione frequenti più e con più profitto la scuola, allineandosi su sistemi di valori culturali che le donne già posseggono. Ruoli meno specializzati, maggior bilanciamento fra casa ed impegno lavorativo per entrambi. Se è vero che i servizi e il lavoro contano, è anche importante poter contare su partner presenti e attivi (cosa che i giovani padri a onor del vero fanno sempre più ma forse non ancora abbastanza). Per esserlo bisogna condividere cultura e valori. Oggi esiste una divaricazione.

Compito delle politiche pubbliche, specie progressiste, riallineare i ruoli non comprimendo la tendenza femminile alla crescita ma aiutando quella maschile ad esserne all'altezza.

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