La Nuova Sardegna

Trasporti e futuro: la mobilità è indispensabile allo sviluppo

di Luca Deidda
Un tratto della quattro corsie Sassari-Alghero
Un tratto della quattro corsie Sassari-Alghero

Impossibile raggiungere le bellezze della Sardegna senza infrastrutture adeguate

26 gennaio 2020
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Libera circolazione di merci, capitali e persone: questo è il pilastro della UE. Un principio irrinunciabile, più che mai necessario per raggiungere l’obiettivo di uno sviluppo socioeconomico che sia equo e sostenibile. Lo sviluppo equo e sostenibile di una comunità, sia essa città, provincia, regione o paese, passa necessariamente per una crescita della produttività. Perché essere più produttivi significa produrre più valore a parità di risorse e quindi sprecare meno, essere più sostenibili.

Questa è tra l’altro la chiave di lettura per un approccio serio all’economia circolare e alle rinnovabili. E per essere più produttivi occorre migliorare i mix di fattori che generano il valore. E ciò è più facile se le risorse umane, reali e finanziarie, e l’informazione, sono libere di muoversi, così da poter essere allocate agli usi migliori che sono diversi nello spazio e nel tempo. I capitali e l’informazione siamo stati bravi a renderli mobili, anche se occorre stare attenti a non rimanere indietro, perché la fibra superveloce in molti luoghi è ancora un miraggio. Perciò, oggi, la libertà che più manca è quella legata alla mobilità degli individui e delle merci.

Mobilità tra stati, certo, ma anche tra regioni e nelle regioni, e nelle aree metropolitane e in quelle rurali. Perché la necessità di compiere con il criterio dell’inclusività rende la mobilità quasi un concetto frattale, cioè una condizione che deve essere soddisfatta su varie scale. E ciò non è facile. La mobilità viene meno, infatti, paradossalmente, soprattutto quando la scala diventa minore, all’interno delle regioni. E ciò è drammaticamente vero in Sardegna. E senza questa mobilità lo sviluppo equo e sostenibile diventa una chimera.

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Ogni anno ci riempiamo la bocca delle meraviglie e dei tesori nascosti nell’interno, al di là e oltre le mille lingue di sabbia bianca che con impegno i turisti raggiungono ogni estate dopo memorabili traversate a prezzi stellari. E pronunciamo la fatidica frase: bisogna allungare la stagione. Ma cosa serve perché quel meraviglioso nuraghe “in su curru mannu e sa furca” generi valore; un valore che sostenga la piccola comunità che vive nel paesino arroccato a ridosso? Innanzitutto che sia raggiungibile. I visitatori, sbarcati al capo di sotto o di sopra, devono poter raggiungere in scioltezza quel nuraghe. E ovviamente quel nuraghe deve essere gestito con competenza, deve essere vivo, e vive devono essere le tradizioni dei luoghi che da sempre l’hanno ospitato.

Ma se dal paesino non ci si può muovere, se non c’è la libertà di muoversi, perché la strada è un budello pieno di croci, la 4 corsie che dovevano fare è iniziata a 4 ed è finita a 2, perché nel frattempo abbiamo capito che il paesaggio dove doveva passare non volevamo “toccarlo”, e se il treno non arriva, è davvero difficile sia che qualcuno scelga di restare a vivere lì sia che in tanti visitino il nuraghe. E il visitatore che anche si dovesse avventurare fino al nuraghe lo troverà chiuso, e nessuno potrà spiegargli cos’è quello strano cumulo di pietre, né potrà ospitarlo per raccontargli dei tempi del sardus pater babai.

Niente valore, niente futuro per la piccola comunità = spopolamento; niente stagione oltre la stessa spiaggia e lo stesso mare. 3,5 miliardi di euro sono i fondi europei stimati che verranno riversati in Sardegna ne periodo 2021-2027. Hanno molti utilizzi potenziali. Ma ci sono politiche che si sono rivelate più utili di altre. Sono quelle volte a migliorare la dotazione infrastrutturale. Per noi, in tema di infrastrutture, la priorità è la mobilità. Da e per l’isola certo. E ribadiamo da e per perché abbiamo bisogno delle migliori competenze, che non sono solo quelle dei residenti nell’isola. Ma anche nell’isola.

Abbiamo fatto la Y ferroviaria ormai oltre 100 anni fa. Un chilometro di alta velocità costa milioni di euro; non sono bruscolini. Quindi occorre progettare bene ed eseguire meglio; occorre essere smart. Ma concentrare le risorse sulla mobilità interna sembra davvero la priorità.

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