La Nuova Sardegna

La Sardegna al disastro: intervenite

Antonio Di Rosa
L'aula del consiglio regionale della Sardegna
L'aula del consiglio regionale della Sardegna

13 febbraio 2020
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È facile dire oggi: ve l’avevamo detto. Mi auguro che tutti scelgano il silenzio piuttosto che pronunciare parole sciocche. Quello che sta avvenendo in queste ore va oltre i partiti, i movimenti, i sindacati e le altre associazioni di categoria. La Sardegna (e non è esagerato dirlo) vive una situazione non dissimile dall’Ilva di Taranto. Lì gli operai sono attorno ai diecimila ma su una popolazione di 4 milioni di abitanti, qui 1200 su un milione e mezzo. 557 stanno qui, gli altri a Malpensa. Un disastro firmato dall’Aga Khan (51%) e da Qatar Airways (49%). Il termine disastro non è una iperbole ma interpreta efficacemente il senso della situazione. I signori di Air Italy hanno annunciato un piano industriale che nessuno ha mai visto, hanno trasferito dipendenti da Olbia a Malpensa (doppia beffa per chi ha accettato) e chi ha vinto la causa di reintegro si ritrova con una lettera di licenziamento nella cassetta della posta. Hanno cambiato, senza costrutto, manager piovuti dall’Europa. E avevano già annunciato che i voli per Roma e Milano non li avrebbero più fatti. A questo si aggiunge un altro disastro imminente: la mancata proroga della continuità territoriale. Dal 16 aprile se l’Europa non dà l’ok al piano del governatore Solinas, staremo tutti col sedere per terra. Isolati dal Continente. Incredibile ma è così. Inutile fare polemiche sulle responsabilità di questa Giunta che ci sono e lo sappiamo. Le faremo dopo. Adesso conta una sola cosa: dare risposte ai sardi e ai turisti che vorrebbero venire qui. Le chiacchiere non servono per risolvere i problemi.

Chiamare all’unità maggioranza e opposizione quando i buoi sono scappati dalla stalla ha poco senso. Ognuno deve fare la propria parte, subito, per ridare all’Isola una dignità di terra italiana. Non é finita. Perché ai disastri realizzati o prevedibili si aggiunge anche quello sulla continuità marittima. Il maggior vettore (la Tirrenia di Vincenzo Onorato) versa in gravi difficoltà finanziarie. Non si sa cosa stia facendo il ministro dei trasporti De Micheli: concederà una proroga, darà luce al bando o cosa? Per ora cincischia. Mentre succedeva il pandemonio il Consiglio regionale discuteva di alghe. Mi chiedo se gli ordini del giorno possono essere modificati oppure si va avanti senza tener conto di quello che succede fuori dall’aula. All’emergenza si risponde con forza convertendo il Consiglio sul disastro Air Italy. Perché perdere tempo con le alghe? Scusate ma è paradossale.

Ancora un’altra. Mentre la Sardegna cade a pezzi il comitato per l’insularità esulta perché al Senato si è discusso della proposta che arriva da qui. Tempestivi come mai. È la conferma che discutere dell’insularità non serve se non tieni in piedi su questa terra. Ma dove stiamo andando? Ci facciamo soggiogare dai dibattiti, pur importanti, e perdiamo di vista la realtà? Dove stanno i paladini dello sviluppo, fautori di una Sardegna che non c’è ma va costruita pezzo per pezzo? Siamo tutti responsabili di quello che accade. Perché dovevamo prevederlo per tempo, perché c’erano tutti i segnali per far diventare la Sardegna un caso nazionale. Mi spiace dirlo ma fare confronti e sterili polemiche, lanciare strali non serve ad affrontare e risolvere le questioni aperte.

Caro Presidente Conte e cari ministri cosa aspettate a intervenire invece di occuparvi solo della prescrizione? Un tema che ci è molto caro ed è importante ma non è la priorità del Paese. Non qui da noi. Non decidere sulla rete all’idrogeno, meglio nota come dorsale, non dare risposte sul latte, non fare pressioni perché si completino le strade promesse come la Sassari-Olbia, la Sassari-Alghero, quelle del sud Sardegna, non mettere sulla bilancia il peso dell’Italia per costringere l’Europa a dare risposte immediate sui voli, non è accettabile. Da nessuno. La Sardegna prende solo no o ni e qualche vediamo. Va bene così? Non siamo all’isteria e dobbiamo rimanere calmi ma non si può prendere in giro una intera Regione. Anche i quattro mori ogni tanto s’incazzano. [COPYRIGHT]©RIPRODUZIONE RISERVATA

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