La Nuova Sardegna

Governatore Solinas, in Sardegna ci vogliono più tamponi e meno divieti

Luca Rojch
Governatore Solinas, in Sardegna ci vogliono più tamponi e meno divieti

Il cittadino che cerca di sopravvivere alla pandemia, barricato in casa, deve per prima cosa sopravvivere alle ordinanze che si affastellano e che vietano di tutto

15 aprile 2020
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L’incertezza del diritto. Settimane di lockdown sembrano avere mandato in confusione più i governanti che i governati. Ordinanza dopo ordinanza premier, governatore e sindaci costruiscono un castello di carta. Che diventa un labirinto senza uscita dentro il quale si agitano, inutili, i cittadini. E in questa quarantena sospesa nel tempo può succedere che il governatore decida a mezzanotte e mezzo di sfornare un’ordinanza con cui ordina di chiudere librerie, cartolerie e negozi per bambini, che la mattina sognavano di riaprire dopo oltre un mese di serrata forzata. E ci aggiunge una manciata di altri divieti. Chiuse le spiagge – ma chi ci poteva andare? – obbligo di guanti e mascherine quando si esce di casa, ma l’istinto di sopravvivenza avrebbe già dovuto spingere a farlo da settimane.

Nell’ordinanza notturna che riesce a mettere solo caos c’è anche un passaggio che in molti hanno frainteso. Solinas concede la possibilità di uscire per svolgere attività motoria. In altre parole se si ha una patologia che renda necessario fare due passi fuori casa, ci si potrà spostare un po’ più di 200 metri. Qualche metro oltre. Ma non dà la possibilità di correre. I runner, veri e improvvisati, dovranno ancora soffrire dentro casa. E anche in questo caso la bussola del buon senso sarebbe bastata a evitare qualsiasi fraintendimento. Rimane la totale confusione per i cittadini. Che scoprono all’improvviso che una libreria è più pericolosa di un ospedale. Una cartoleria può propagare il contagio come una casa di riposo. Lo scoprono di notte. E scoprono che c’è un corto circuito tra premier e governatore. Una sorta di gara a chi riesce a essere più sceriffo tra gli sceriffi. Ma in questa sfida alla stella più grossa non possono mancare i sindaci che con le loro ordinanze dànno quel tocco in più di confusione che sono il colpo di grazia allo Stato di diritto. E trasformano i comuni in piccole Città-Stato.

A Sassari il sindaco Nanni Campus dai primi di marzo aveva chiuso tutti i parchi pubblici e vietato le attività all’aperto. Ma bastava spostarsi di 10 chilometri per poter essere in regola. A Cabras il primo cittadino ha imposto l’obbligo di fare la spesa due volte alla settimana e di certificare le proprie uscite al supermarket in una sorta di tessera fedeltà che andava timbrata alla cassa. A Mamoiada si può portare a spasso il cane, purché sia vivo specifica l’ordinanza. A Cagliari il sindaco Truzzu aveva imposto con ordinanza l’obbligo di fazzoletto per uscire. Forse conscio che le mascherine non si sarebbero mai trovate. Subito dopo avere tappezzato tutte le strade di Cagliari con manifesti che spostavano tutto il peso della pandemia sul comportamento dei cittadini, più che sulle carenze della rete di sicurezza che chi governa deve assicurare. E giorno dopo giorno la creatività dei sindaci ha creato un labirinto di divieti. Una fitta rete di vincoli che paralizzano tutte le attività.

Il cittadino che cerca di sopravvivere alla pandemia, barricato in casa, deve per prima cosa sopravvivere alle ordinanze che si affastellano e che vietano di tutto un po’. E forse se in altre parti di Italia in cui il virus è stato più feroce e mortale, come il Veneto, si parla già di fase 2 qualcosa che non funziona in Sardegna ci deve essere. I dati dei contagi nelle strutture sanitarie e nelle case di riposo sono un indice di quello che è successo. Ma forse sindaci, governatore, premier dovrebbero pensare che servono più tamponi e meno ordinanze. Più sicurezza in case di riposo e ospedali e meno machiavellici divieti. Più attenzione per le condizioni disperate di una regione che da un mese è barricata in casa e dopo il lockdown rischia lo shutdown. Ma la politica come sempre sembra avere il predominio su tutto. I governatori leghisti riscoprono il padano celodurismo e vietano tutto quello che arriva dal nemico governo centrale. Solinas sembra allinearsi al fronte nordista, ma alla linea virtuosa di Zaia sembra preferire quella più barricadero-politica di Fontana. E se Conte parla di fase 2 i governatori dall’anima verde Lega chiudono un altro po’ le loro regioni. Per il depresso cittadino sardo c’è una consolazione. La sottosegretaria al Turismo Lorenza Bonaccorsi si sbilancia e promette che questa estate al mare ci si potrà andare. Già, peccato che Solinas l’altra notte abbia chiuso con l’ordinanza anche le spiagge. Non resta che stare a casa e leggere un libro appena acquistato. Ah, non si può.

@LucaRojch

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