La Nuova Sardegna

Cassa integrazione: la burocrazia affama i lavoratori

di Giuseppe Centore
Cassa integrazione: la burocrazia affama i lavoratori

Il ritardo ingiustificabile nell'erogazione dei bonifici in Sardegna

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Non si gioca sulla pelle delle persone. Migliaia di lavoratori, in Sardegna quasi 30mila, impiegati in 13mila piccole imprese, aspettano i soldi della cassa integrazione. È il loro unico sostentamento per questi mesi. È l’alternativa ai pasti alle mense Caritas o alla vendita dei pochi beni di valore ancora a disposizione ai compro-oro.

Ogni ritardo, anche di ore, sarebbe ingiustificato. Quasi criminale. Da una settimana su questo dossier è in atto uno scontro tra il governo e le regioni, tutte. In Sardegna la polemica è quotidiana con il sottosegretario al Mise Alessandra Todde (5Stelle) che pubblica sui social i dati dell’Inps, accusando la Regione di ritardi e immobilismo.

Per la Sardegna i numeri ieri erano impietosi: 277 sono i lavoratori che hanno già ricevuto il bonifico del sostegno al reddito. Su una platea di 30mila. In altre realtà si vedono numeri diversi, con Regioni che hanno iniziato a inviare le domande ai primi di aprile, la circolare Inps era del 20 marzo, altre a fine mese. La Sardegna, secondo i dati Inps è stata l’ultima a inviare le domande, il 23 aprile. Campania, Lazio e Veneto l’hanno preceduta di molto. Anche così si spiega l’elevato numero di domande presentate e l’alto numero di lavoratori che hanno l’assegno.

Tutta colpa della Regione? Sicuramente le procedure non aiutano; l’assessorato al lavoro è stato costretto a mettere in piedi in poche ore una nutrita task-force per evadere le domande. La nostra burocrazia è “smart” solo a parole, e non bastano computer moderni e la fibra se processi, leggi, e regolamenti sono lunghi e complessi, fatti apposta per giustificare i tanti passaggi, pensati per la carta, non per il web.

Quando poi la pratica dalla Regione passa il Tirreno si inizia una nuova trafila di controlli e verifiche. Infine, a pratica approvata, prima di erogare, l'Inps scrive alle aziende e chiede se quei lavoratori siano effettivamente a loro carico: solo dopo la risposta arriva l'erogazione. Un percorso a ostacoli.

L’Istituto in questi mesi non ha dato prova di essere un fulmine di guerra, a voler essere magnanimi. Nei giorni caldi del bonus di 600 euro, il suo sito è andato in tilt più volte. Il presidente, Tridico, voluto da Luigi Maio, ha parlato di attacchi plurimi di hacker per giustificare la figura barbina. La realtà è che l’Inps, che solo quest’anno spenderà 366 milioni per servizi informatici, non aveva capito e previsto la mole di domande che si sarebbero riversate sul suo portale e non ha predisposto i sistemi di gestione adeguati. Il risultato è stato un pasticcio di proporzioni bibliche. Alla fine dell’hacker non si è saputo più nulla. E forse per compensare la poca trasparenza in quel caso, Inps da alcuni giorni riporta sul suo sito i dati sulla cassa integrazione, sulle domande presentate e su quelle pagate. Non si sa però come vengono processati i dati, con quale intensità vengano trattati gli invii di questa o di quella Regione, se c’è un ordine di ingresso delle domande, quali criteri vengano usati per approvarne alcune o scartarne altre. Il dato più clamoroso riguarda la Lombardia, 37 domande inviate. Nella stessa pagina, con altro codice, alla regione più martoriata si assegnano oltre 46mila domande. Errori, omissioni o trascuratezza nella ricezione? Ma le domande non sono neutre; ognuna di esse oggi rappresenta la vita di persone. Qualsivoglia ritardo, inadempienza, errore procedurale o informatico è criminale.

@gcentore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

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