La Nuova Sardegna

Parità di genere: necessario rompere il soffitto di cristallo

di VANESSA ROGGERI
Parità di genere: necessario rompere il soffitto di cristallo

Le disuguaglianze crescono con l’aumentare delle responsabilità degli incarichi

29 aprile 2021
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Non è retorico né secondario ribadire per l’ennesima volta che nella società italiana le donne ricoprono ruoli marginali. Una donna ai vertici del potere è l’eccezione alla regola, una notizia da prima pagina, la spia di una arretratezza che colloca il nostro Paese molti passi indietro rispetto al resto d’Europa.  

Le disuguaglianze tra uomini e donne crescono all’aumentare delle responsabilità degli incarichi: si chiama “soffitto di cristallo”, ossia la barriera invisibile (e sempre taciuta) che ostacola la carriera delle donne verso ruoli di comando. È tuttavia il blocco stringente all’ingresso che assesta la maggior parte delle lavoratrici al primo livello da manager, causando un incolmabile divario di genere: proseguire la scalata diventa così difficile da risultare spesso impossibile.

L’attuale Governo ha fatto molto discutere per aver nominato 15 ministri uomini e solo 8 ministri donne. La disparità di genere si fa evidente anche presso i ministeri e la presidenza del consiglio, luoghi che vedono le donne ricoprire appena 1/3 degli incarichi. Sappiamo tutti che per le donne fare carriera nella magistratura non è cosa semplice, è ostico anche nelle grandi società quotate e a controllo pubblico, così come lo è nella sanità. Nonostante le donne medico siano il 60%, continuano a essere vigenti i soliti schemi pregiudizievoli che vogliono gli uomini al potere e le donne dedite al maternage, ovvero all’accudimento “materno” della società, oltre che della famiglia. Come dire: studia, si impegna, è brava, ma nulla di serio.

Scardinare un consolidamento sociale di tale portata richiede tempo e grimaldelli capaci di penetrare con efficacia i sostrati più profondi del patriarcato: sono necessarie politiche sociali che permettano alle donne di essere competitive e offrano garanzie di accesso ai posti decisionali. Le quote di genere sono il primo strumento utile, purché non creino l’assurdo paradosso parigino che ha visto l’amministrazione della capitale francese condannata a pagare una multa di 90 mila euro per aver ecceduto con l’assunzione di donne (sanzioni per il caso contrario non ne fioccano mai). I segni del cambiamento ci sono già, basta saperli leggere.

Non è un caso che sia aumentata la presenza di donne al vertice nelle grandi banche italiane: negli ultimi mesi abbiamo visto la nomina di Patrizia Grieco in MPS, di Flavia Mazzarella in Bper e di Elena Goitini in Bnl. E l’architetto Tiziana Campus da pochi giorni rappresenta la Sardegna nel consiglio nazionale degli architetti: è stata la più votata in Italia. Sogniamo un mondo in cui le donne non vengono più relegate in un angolo – com’è successo a Ursula von der Leyen in Turchia –, ma per invertire la corrente occorrono uomini nuovi, capaci di riconoscere il valore delle donne, liberi da stereotipi insultanti; e donne nuove capaci di pretendere il posto che spetta loro.

Papa Bergoglio è un uomo nuovo perché ha detto “basta alla mentalità maschilista che permea la società”, aggiungendo che “la donna va pienamente associata ai processi decisionali”. Lo ha detto e lo sta dimostrando con i fatti: sue sono infatti le importanti nomine di donne a varie cariche direttive di potere all’interno della Santa Sede, dalla sottosegretaria al Sinodo dei vescovi al Segretario Generale della Pontificia Università. Forse in Italia non sarà in atto un clamoroso vento di cambiamento, di quelli che lasciano attoniti, ma ricordatevi che anche il più lieve degli zeffiri può diventare all’improvviso tempesta.


 

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