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Tutto l'aiuto che le donne meritano - L'EDITORIALE

di SILVIA SANNA
Tutto l'aiuto che le donne meritano - L'EDITORIALE

Se per risolvere il problema bastasse spargere un po’ di denaro, allora verrebbe da chiedersi perché non si è fatto prima. Ma la realtà è ben diversa

20 maggio 2021
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Se bastasse un assegno ogni mese, ci sarebbero molti più bambini in giro e molta più vita nei piccoli Comuni. Se per risolvere il problema bastasse spargere un po’ di denaro, allora verrebbe da chiedersi perché non si è fatto prima. Ma la realtà è ben diversa e più complessa: per fermare l’emorragia delle nascite – in Sardegna neanche un bimbo per donna – serve un insieme di interventi che metta al centro i bambini, le donne, i giovani, il lavoro e i servizi. Tutti lo sanno, ma solo in teoria.  

Nella pratica, il crollo della natalità è vissuto come un problema secondario rispetto ad altre emergenze, come quella economica, che invece all’innalzamento dell’età della popolazione sono legate a doppio filo. Il premier Draghi e Papa Francesco, in occasione della Giornata delle famiglie, hanno sottolineato questo aspetto: è fondamentale che la questione diventi prioritaria nell’agenda della politica, altrimenti qualsiasi iniziativa si rivelerà un inutile rattoppo che porta a sprecare denaro senza centrare l’obiettivo. Era ora, viene spontaneo dire. Il contributo economico, comunque utile, deve essere solo l’inizio di un processo virtuoso: prima l’assegno e poi tutto il resto.

Perché è impensabile che una donna decida di diventare madre solo perché lo Stato o la Regione le danno un tot al mese con cui potrà, nei primi anni di vita del bimbo, pagare pappe e pannolini. E poi? Sembra scontato ma ribadirlo è sempre utile: dietro la nascita di un bambino c’è un progetto di futuro, c’è il desiderio di mettere al mondo persone che possano essere felici e realizzarsi. Perché questo accada, è necessario migliorare il contesto in cui fare attecchire questa felicità, rendendolo stimolante e ricco di opportunità. L’assegno unico universale introdotto dal governo Draghi che sarà in vigore da luglio, è un segnale positivo.

Il primo aspetto da sottolineare è la durata: l’importo mensile di circa 250 euro sarà erogato sino al ventunesimo anno di età del figlio. Un contributo fisso che va ben oltre le pappe, i pannolini e le baby sitter ma è prorogato nel tempo quando le esigenze, dei figli come dei genitori, sono profondamente diverse rispetto all’inizio. L’altro aspetto da evidenziare è il fatto che il contributo è indipendente dalle scelte del nucleo familiare, a differenza della proposta di legge presentata dal Pd in consiglio regionale che lega l’assegno al luogo di residenza: circa 700 euro al mese per 7 anni, a patto che la famiglia abiti in uno dei Comuni a rischio spopolamento. È questo l’approccio giusto o forse la visione deve essere più ampia? Se si vuole incentivare la natalità nella Sardegna maglia nera d’Italia e contemporaneamente fermare la fuga dai piccoli centri dell’interno, serve una vera strategia d’attacco. E le donne devono essere protagoniste. Non più considerate solo come “strumenti” abilitati a partorire, ma persone che hanno aspirazioni, ambizioni e sogni da realizzare. Donne che vogliono lavorare come gli uomini e contemporaneamente essere buone madri, senza che questo le penalizzi. Invece, nonostante i moltissimi passi avanti compiuti, viviamo in un Paese e in una Regione in cui la gestione dei figli è ancora soprattutto a carico delle donne. E infatti, durante la pandemia e le scuole chiuse, sono state loro a fare i maggiori sacrifici, riducendo o addirittura rinunciando al lavoro e dunque mandando all’aria le legittime ambizioni professionali. Una situazione che spaventa le mamme di domani e le spinge a rimandare quella maternità magari a lungo desiderata. Perché quei bambini nascano, è necessario rassicurarle: dobbiamo garantire loro che potranno essere mamme e lavorare, facendo affidamento sui servizi come asili nido e baby parking in cui lasciare i propri piccoli in mani sicure.

Ben venga il contributo economico, se aiuta a sostenere le spese: ma varrà sempre zero se intorno manca il contesto di solide certezze in cui fare germogliare la felicità di figli e genitori.
 

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