La Nuova Sardegna

Green pass, la lezione che arriva dai vaccinati consapevoli

Eugenia Tognotti
Green pass, la lezione che arriva dai vaccinati consapevoli

E' chiaro a milioni di persone come sia uno strumento fondamentale per interrompere la catena del contagio

06 agosto 2021
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Nel suo genere è un evento storico. Un unicum nella secolare vicenda delle crisi epidemiche, nel suo intreccio tra conquiste della scienza (vaccini) e misure di salute pubblica in un’emergenza sanitaria che non ha precedenti. Succede che una parte grande del popolo italiano – decine e decine di milioni di persone – ha scaricato la certificazione, dopo aver aderito consapevolmente, ad occhi aperti, alla campagna d’immunizzazione. C’è una consapevolezza che conforta davvero e che è molto diffusa, più di quanto non “raccontino” piazze chiassose e minoranze urlanti, la consapevolezza che in questa fase epidemiologica il Green pass rappresenta uno strumento fondamentale per interrompere la pericolosa catena di Sant’Antonio del contagio che aveva moltiplicato i “loca infesta”, come si diceva un tempo, in cui era impossibile il distanziamento sociale e tutte le buone pratiche che abbiamo imparato a conoscere in questi lunghi mesi di paura e ansia per il futuro.

Il Green pass è un’opportunità per tutti e non è una minaccia per nessuno. Il popolo dei vaccinati potrà da oggi, grazie a questo strumento, passare oltre il filo spinato metaforico che l’emergenza sanitaria aveva costretto ad erigere intorno agli spazi della vita collettiva: i luoghi della convivialità e dell’incontro, della cultura, dello sport, dello spettacolo, della vita civile e religiosa, della cura e dell’assistenza agli anziani, persi nella solitudine dell’interminabile lockdown. Volendo volgere lo sguardo al passato, alla ricerca di precedenti, si possono ricordare le “fedi di sanità”, utilizzati come strumenti di difesa dalle epidemie in tempi calamitosi e privi della luce della conoscenza tecnico-scientifica che illumina il cammino nella nostra contemporaneita. Tempi nei quali la vita delle comunità, la sopravvivenza stessa erano strettamente dipendenti dalle misure di precauzione e dagli strumenti di controllo, affidati al potere e alla forza. Come i “passaporti sanitari”, appunto, che si ritrovano nella documentazione d’archivio del Sei-Settecento. Erano concessi ad personam, in genere a personalità influenti o ricchi mercanti, che per gravi e importanti motivi potevano viaggiare, dopo il controllo dei Deputati di sanità. Aspettando che la pestilenza finisse, per grazia di Dio, non c’erano altre strade. Ad ogni tempo i suoi strumenti. E il nostro non può cedere all’ignoranza, a teorie prive di fondamento scientifico, alimentate dal pregiudizio, dall’emotività e dalla paura. O spinte da polemiche e contrasti tra partiti nell’anno più politicizzato tra quelli più recenti.

Il popolo dei vaccinati si è assunto la responsabilità di non diventare ostaggio di chi ha scelto, per le più varie ragioni, di sfuggire al dovere etico di vaccinarsi; o di chi, pur favorevole ai vaccini, è fermamente contrario al Green pass. In nome della libertà “sacra e inviolabile”, argomentano, in molti – di varia ispirazione ideologica – e chiamando in causa l’art. 32 della Costituzione (secondo il quale il diritto alla salute deve essere tutelato sia come diritto individuale che come interesse della collettività). E il Green pass che da oggi ci consentirà di occupare gli spazi della nostra quotidianità è lo strumento migliore che si potesse mettere in campo, qui e ora, per tutelare la salute di tutti senza violare la libertà di nessuno.

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