La Nuova Sardegna

Perché ci serve

Il Mes è un salvagente per l’Italia

di Luca Deidda
Il Mes è un salvagente per l’Italia

Il meccanismo europeo di stabilità è uno strumento di gestione del debito pubblico dei paesi UE in periodi di crisi

03 gennaio 2023
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Del rifiuto splatter del MES, scritto col sangue, davvero non avevamo bisogno. Né del no alla sua riforma. Non serve all’Italia, anzi. Forse rassicura qualche elettore autarkical chic che sorseggia un autarchico caffè di ghiande di fronte alla TV. Ma non è utile al Paese per almeno 3 ragioni. Primo, il MES serve. Secondo, il MES esiste già e opera anche senza la nostra ratifica della sua riforma. Terzo, mai dire mai! Riavvolgiamo il nastro. Cos’è il MES? Il meccanismo europeo di stabilità, questo il senso dell’acronimo, è uno strumento di gestione del debito pubblico dei paesi UE in periodi di crisi. Prevede la costituzione di un fondo europeo da utilizzare per finanziare, con prestiti e linee di credito, un Paese in crisi finanziaria e perciò incapace di rifinanziare sul mercato il debito già contratto.

L’accesso a queste forme di finanziamento di ultima istanza è condizionato. Le condizioni le pone l’Europa, titolare del fondo. Condizioni tese a far si che il Paese intraprenda un percorso di risanamento tale da renderne sostenibile l’indebitamento ai prezzi di mercato. Di tali condizioni non si può discutere nel merito. Ma non ha senso mettere in discussione il principio. Chi finanzia un soggetto in crisi detta le condizioni, così va il mondo. La sovranità del debitore finisce dove inizia quella del creditore, ancor più se di ultima istanza. Ciò dato l’utilità del MES è lapalissiana. Quando un Paese indebitato ha difficoltà a restituire il debito ciascun creditore si attiva per ottenere il dovuto, cercando di far valere il proprio diritto. In tale situazione, ulteriori creditori sul mercato saranno certamente poco propensi a considerare, in assenza di un coordinamento, ulteriori prestiti o dilazioni. Ciò renderà il Paese esposto ancora più vulnerabile, con la possibilità che il tracollo finanziario si autorealizzi. Ex ante, la possibilità di questa disordinata “corsa” a farsi ripagare e ad abbandonare la nave che affonda aumenta, anche in condizioni normali, la rischiosità del debito pubblico di un Paese. Maggior rischio vuol dire maggiori interessi, cioè un maggior costo. Uno strumento per la gestione ordinata e il rifinanziamento del debito pubblico in caso di crisi consente di ridurre questi rischi, con beneficio di tutti. Il MES provvede a questo. Dunque, chi ne sostiene l’inutilità davvero parla a vanvera. Anche grazie al MES indebitarci ci costa meno. Rovescio della medaglia. Rotolandoci insieme nelle metafore a tinte forti, abbattere il MES a colpi di sacche di plasma significa dissanguare i nostri figlioletti che da grandi lavoreranno anche per ripagare il debito pubblico italiano più interessi. Impossibile anche essere d’accordo con chi nel nostro Governo sostiene che si tratti di uno strumento obsoleto. Pandemia e guerra hanno determinato un aumento considerevole del debito pubblico di molti stati membri, Italia in primis, rendendoci più fragili, perché maggiormente proni ad attacchi anche speculativi, al di là della presunta sostenibilità di questo debito fondamentali alla mano. Se c’è un periodo storico in cui il MES è necessario, è proprio questo! Quanto poi all’idea dei nostri governanti secondo cui per curarne la presunta obsolescenza, il MES dovrebbe diventare uno strumento che consente di finanziare investimenti utili allo sviluppo dei Paesi UE etc., siamo al nonsense assoluto. E poi, non è davvero chiaro cosa ci sia di peggiorativo nella riforma del MES che l’Italia si ostina in perfetta solitudine, a non voler ratificare. Sono previste linee di credito rinforzate e l’introduzione di clausole di azione collettiva volte ad evitare fughe in avanti da parte di alcuni creditori, ciò che faciliterebbe la ristrutturazione del debito in caso di crisi. All’infondatezza delle nostre critiche al MES si aggiunge una osservazione pragmatica. Il no italiano alla ratifica della riforma del MES non ne pregiudic a il funzionamento. Cosa succederebbe se l’ostinata Italia restasse, sola, sulle sue posizioni? Che nella malaugurata ipotesi di crisi italica, ci applicheranno comunque il MES nella sua versione originale. Oltre al danno la beffa. Se i mercati giudicassero il nuovo MES meglio del precedente, lo sconto in termini di interessi non si applicherebbe a noi che rifiutiamo il nuovo schema. E infine, last but not least, signori, siamo il Paese UE più indebitato.

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