La Nuova Sardegna

Il dibattito

L’ecosistema alterato tra uomo e orso

di Domenico Ruiu
L’ecosistema alterato tra uomo e orso

L'ambiente che prima abbiamo brutalmente devastato e inquinato ha generato nuove e non previste situazioni di conflittualità tra l’uomo e gli animali selvatici

17 aprile 2023
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L’atroce morte del giovane Andrea Papi, dilaniato da un’orsa nel boschi del Trentino, ha dato tragicamente visibilità a un problema mai risolto in Italia: il rapporto tra l’uomo e la fauna selvatica. Viviamo in un ambiente che prima abbiamo brutalmente devastato, rapinato, modificato, inquinato e poi semplicemente abbandonato. Questo ha generato nuove e non previste situazioni di conflittualità tra l’uomo e gli animali selvatici.

Gli aspetti del problema sono tanti e complessi. La tragedia totale di Andrea e la successiva difficoltà decisionale sul cosa fare ce lo hanno ricordato brutalmente. Reintrodurre un animale come l’orso in un ambiente dove un tempo era presente necessita di approfonditi studi preliminari e comporta comunque notevoli difficoltà. Uomo e orso devono inventarsi la convivenza, che significa evitare le interferenze. Sono stato in paesi dove la presenza dell’orso è sempre stata una normalità, eppure è stato impressionante constatare la quantità di avvertenze e il costante richiamo all’attenzione e ai comportamenti da tenere in caso di incontro accidentale. In seguito a incidenti ripetuti o tragici, lì si procede all’abbattimento dell’animale.

Anche negli studi che hanno preceduto la liberazione degli orsi in Trentino ciò era previsto, ma quanto sta accadendo in questi giorni ci dice quanto sia difficile applicare la norma. Il punto è proprio questo: ci siamo talmente allontanati dalla quotidianità della natura che abbiamo esorcizzato totalmente il fattore morte, che invece nei rapporti tra gli animali è fondamentale per la vita. Così quando c’è una situazione critica da affrontare siamo divisi in due precise categorie, i buoni e i cattivi, divisione che di fatto impedisce di prendere qualsiasi decisione, anche nei casi in cui il non intervento può comportare gravi conseguenze negative proprio per gli stessi animali.

Gli scompensi conseguenti ai nostri dissennati interventi nei confronti dell’ambiente, hanno favorito il proliferare di determinate specie a scapito di altre, scombussolando in maniera tragica gli equilibri precedenti. In merito ci sono due precise filosofie di pensiero: una afferma che non bisogna intervenire in quanto tale aumento è una conseguenza della negligenza dell’uomo; l’altra ritiene invece che quando è necessario bisogna assumersi scomode responsabilità intervenendo in soccorso delle specie più deboli e minacciate. Esempi se ne possono fare tanti e molti ci riguardano da vicino. La cornacchia grigia ha comportamenti e intuizioni che sconfinano nell’intelligenza umana e sa trarre profitto da ogni situazione, compresa la predazione dei nidi degli uccelli più piccoli, per allevare con successo i suoi pulcini. Un tempo era presente in numero limitato e tale predazione era ben tollerata dai piccoli uccelli, che allora erano molto numerosi. La società è cambiata e l’uomo ha iniziato a riempire l’ambiente di rifiuti, anche alimentari, creando un’inesauribile cambusa che la cornacchia ha subito imparato a sfruttare, tanto che la sua popolazione è cresciuta in maniera vertiginosa.

Il balestruccio è la piccola rondine bianca e nera che costruisce il suo nido di fango nei cornicioni delle abitazioni. È un uccello migratore e trascorre l’inverno in Africa. È molto sensibile ai mutamenti ambientali e si nutre esclusivamente di insetti. Per questa ragione, come tutti gli insettivori, sta risentendo in maniera drammatica dell’inarrestabile diminuzione delle sue prede (stimata in oltre il 25% a livello globale negli ultimi 20 anni), con conseguente declino della sua popolazione. Il risultato è che la predazione della sempre più numerosa cornacchia grigia può arrivare a distruggere anche il 90% delle nidiate del sempre più raro balestruccio. Cornacchia grigia e balestruccio non hanno nessuna colpa sulle cause che hanno modificato il loro rapporto numerico, ma ciò è ininfluente sulla drammaticità della situazione. Sta all’uomo decidere se arrendersi alla fatalità o assumersi precise e scomode responsabilità.


 

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