Nuovo colonialismo

L’Africa nella morsa dei debiti

di Nicolò Migheli

	Un'immagine della savana in Africa
Un'immagine della savana in Africa

Dopo lo sfruttamento da parte dell’Europa ecco la nuova aggressione a risorse e indipendenza che si compie nei rapporti con Cina e Russia a causa di clausole capestro nei contratti per concessioni o per la costruzione di infrastrutture

30 aprile 2023
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L’Europa schiacciata sul proprio passato coloniale non riesce più ad avere un appeal in Africa. Non diversamente per gli Usa, che non avendo un passato simile, vengono considerati una potenza che quel continente vuole solo sfruttarlo. Guerre per procura, golpe, multinazionali rapaci che si sono impadronite delle risorse, l’appoggio a gruppi dirigenti corrotti che hanno svenduto, traendone immensi benefici personali, il patrimonio di quelle terre. Ultimo il sovranismo vaccinale europeo, che ha lasciato che la pandemia circolasse liberamente in quei paesi. La retorica antimperialista, il disamore per l’Occidente, è il carburante di quelle classi dominanti. Cina e Russia invece si presentano come campioni dell’antimperialismo; promettono un mondo multipolare - qualsiasi cosa questo voglia dire - libero dai condizionamenti occidentali. Si fanno forti del loro recente passato storico, quando hanno appoggiato le lotte di liberazione nazionale durante gli anni ’60 e ’70. «Non esistono pasti gratis sotto il cielo», sostiene un adagio cinese. Se un tempo la presenza di quei Paesi era solo politica mirata alle aree d’influenza, in questi ultimi anni si è trasformata in economica con modalità che non sono molto differenti da quelle europee e americane. Russia e Cina però oltre che mantenere approcci diversi, sono in competizione tra loro per le risorse di cui l’Africa è ricca. Soprattutto per l’accaparramento delle terre rare, strategiche per l’elettronica e l’industria del futuro. La Cina già da 30 anni a questa parte, con contratti di concessione centenari, si sta impadronendo delle terre fertili africane per la coltivazione di derrate che poi vengono esportate direttamente in Asia. Un Land Grabbing che ha comportato l’espulsione di centinaia di piccoli agricoltori dai loro terreni, ingrossando le bidonville e l’emigrazione verso l’Europa. La beffa è che quei prodotti, il più delle volte, non fanno neanche parte del Pil africano, ma di quello cinese. Penetrazione che è proseguita con la costruzione di reti infrastrutturali, ferrovie e intere città, forse destinate in futuro ad ospitare cittadini cinesi. Pechino ha anche provveduto alla delocalizzazione di impianti produttivi a basso valore aggiunto, inondando l’Africa di prodotti di largo consumo che hanno messo fuori mercato le imprese locali. In più la “trappola del debito”. Molti di quei contratti hanno clausole segrete, se il Paese che riceve gli investimenti non è in grado di onorare il prestito, le infrastrutture costruite con i soldi di Pechino rientrano in possesso della Cina, condizionando di fatto la politica e quindi l’indipendenza dei beneficiari. È successo così in Sri Lanka dove i porti sono ormai in mano cinese. Secondo la China-Africa Research Initiative della Johns Hopkins University, il debito accumulato dai Paesi africani nei confronti della Cina, dal 2000 al 2016, ammonta a 124 miliardi di dollari. Dalla loro quei Paesi hanno classi dirigenti corrotte e molta difficoltà nella gestione dei contratti con clausole capestro. Alla nuova Via della Seta, che pare non stia avendo i risultati sperati, la Cina ha affiancato due organismi politico-economici: la Global Development Initiative e Global Civilization Initiative. Strumenti alternativi alle politiche occidentali. La presenza russa, pur consacrata dai ripetuti summit di Mosca con gli africani, è affidata alla PMC Wagner che in molti Paesi aiuta a combattere i jihadisti e gli oppositori ai regimi al potere. Una penetrazione che ha come epicentro il Sahel, la Libia, il Sudan, il Ciad e il Centro Africa. Molto del successo di Wagner è dovuto alle loro regole di ingaggio lasche, tanto che sono accusati di crimini di guerra. Wagner e quindi il Cremlino come contropartita ottengono concessioni minerarie, oltre all’influenza politica. Il risentimento degli africani per come sono stati trattati dall’Occidente non trova soluzione nei rapporti con Cina e Russia. È triste ammetterlo, ma per loro non cambia molto.

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