Serve ancora la laurea?
La conoscenza è un bene personale inalienabile e di valore quasi inestimabile, è ciò che ci permette di valutare criticamente le informazioni e di essere cittadini consapevoli
Serve ancora la laurea? È una fondata domanda che si pongono sia studenti che genitori quando devono decidere se affrontare un percorso di Se guardiamo alle statistiche studiare all’università aumenta le possibilità di trovare lavoro e di avere uno stipendio più elevato. Quindi la risposta è sicuramente positiva, tuttavia la scelta del percorso di studi influisce molto sulla carriera futura. Le discipline tecnico-scientifiche, quelle che in inglese vengono definite dalla sigla STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) offrono migliori prospettive occupazionali e di carriera grazie alla forte richiesta di queste competenze. La decisione su quale percorso di studi intraprendere è quindi fondamentale e questa deve essere fatta seguendo le attitudini e le predisposizioni personali ma con molto realismo nella progettazione del proprio futuro lavorativo. Le università offrono moltissime tipologie di corsi di studio, diversi di questi, che pure hanno denominazioni molto attrattive, sono però poco in linea con il mercato del lavoro. Scegliere bene è quindi molto importante e questa scelta dovrebbe avvenire ed essere guidata sin dalle prime classi delle superiori.
Selezionato il corso di studi c’è ancora un’altra scelta importante da compiere: dove studiare. Anche questa decisione è fondamentale anche se si deve necessariamente tenere conto delle disponibilità economiche della famiglia. Spostarsi fuori sede può essere molto dispendioso, gli alloggi nelle grandi città come Milano o Roma, sono molto costosi e difficili da reperire. Negli ultimi anni si è osservata una forte polarizzazione della formazione universitaria verso le metropoli mentre i piccoli centri perdono progressivamente di attrattività. Questo fa parte di un fenomeno demografico e sociale più generale, però studiare a Milano, Torino o Bologna ha il vantaggio di favorire maggiori contatti con le imprese e permettere di connettersi con l’area più produttiva del paese. Le scelte non finiscono qui, perché in Italia l’offerta universitaria si è diversificata in università statali, private e telematiche, inoltre l’ingresso è divenuto molto selettivo. Questa scelta implica anche una scala dei costi diversa, alcune università private sono divenute molto ambite e prestigiose, almeno in certi settori come economia e medicina, ma hanno dei costi alti e la competizione per entrare è molto elevata.
Le università telematiche rappresentano un’altra opzione per chi non ha la possibilità di frequentare l’università spostandosi dalla propria residenza e per gli studenti lavoratori. Altra opzione possibile è andare a studiare all’estero e in questo caso si possono aprire importanti prospettive per una carriera internazionale.
C’è un’altra considerazione importante da fare nel decidere se proseguire gli studi all’università, il valore intrinseco della conoscenza. È un bene materiale che in un sistema in cui tutto si può comprare e vendere è invece non disponibile sul mercato. Si può pagare la formazione ma la conoscenza è un bene personale inalienabile e di valore quasi inestimabile. È ciò che ci permette di valutare criticamente le informazioni e di essere cittadini consapevoli. Non è questione di merito e materie, conoscere la filosofia di Kant può non dare un immediato aiuto nel trovare lavoro, ma ci rende meno indifesi di fronte ai tanti imbonitori che dai media propinano a getto continuo le idee più strampalate. Forse i tanti politici che hanno alle spalle studi zoppicanti, che parlano e scrivono un italiano improbabile, come anche qualche generale al contrario, possono non essere il migliore esempio. La crisi della politica è anche l’illusione che slogan e propaganda possano risolvere problemi complessi che invece richiedono capacità di analisi e conoscenze profonde che derivano solo dalla fatica degli studi.