La Nuova Sardegna

Violenza

Operatori sanitari aggrediti, un male oscuro da curare

di Eugenia Tognotti
Operatori sanitari aggrediti, un male oscuro da curare

Nel triennio 2019-2021, aggressioni e minacce nei confronti del personale sanitario, sono state ben 4.821, per una media di circa 1.600 l’anno

08 ottobre 2023
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Rappresenta un caso a sé la feroce aggressione all’immunologo-infettivologo Francesco Le Foche, un volto noto al grande pubblico per i suoi interventi in Tv durante l’emergenza Covid-19. Non può quindi essere semplicemente catalogata alla voce, così spesso alla ribalta della cronaca, “aggressioni e minacce nei confronti del personale sanitario”.

La sua eccezionalità è dovuta non solo al luogo, uno studio medico privato; o alla popolarità e alla figura dell’aggredito, e neppure alla brutalità dell’attacco che gli ha causato un serio trauma cranico facciale. A distinguerlo, nel quadro dei pur numerosi episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari e socio-sanitari, sono anche le motivazioni che avrebbero indotto l’aggressore – un ex pugile e buttafuori, arrestato con l’accusa di tentato omicidio – ad accanirsi con violenza sul professore: aver escluso l’esistenza – prospettata dal paziente – di una sopraggiunta infezione alla colonna vertebrale, per la quale era stato curato; e, inoltre, di non aver accettato di curare il suo cane che poi era morto. Al di là dei problemi psicologici dell’aggressore, s’imporrebbe qui un discorso sul rispetto e sulla fiducia, nonché un’analisi – ben più approfondita di quella consentita dalla brevità di un commento – della crisi dei valori e dei modelli di cura, nonostante le opportunità offerte dai grandi successi scientifici e tecnologici della medicina.

Vale però la pena di richiamare brevemente un elemento nuovo, cioè la pretesa – assai diffusa – di presentarsi al medico con una autodiagnosi, basata molto spesso su una ricerca autonoma su internet di sintomi e malattie. Un fenomeno in crescita e costantemente riscontrato dagli operatori sanitari che denunciano i pericoli che vi si connettono: quello di ostacolare la diagnosi del medico, amplificando, riducendo o eliminando un insieme di sintomi al fine di sostenere la propria auto-diagnosi. Il gravissimo episodio che ha coinvolto il professor Le Foche ci pone di fronte ad un’escalation degli episodi di violenza contro gli operatori sanitari.

Le aggressioni sono diventate un “bollettino di guerra” quotidiano, come ci raccontano le cronache. Una situazione preoccupante che, secondo un’indagine del sindacato dei medici e dirigenti sanitari Anaao Assomed, sarebbe all’origine della volontà di cambiare lavoro di 1 operatore su 3, cosa che minaccia di aggravare la crisi del nostro SSN. Al fenomeno è stata anche dedicata di recente una giornata, che ricorrerà il 12 marzo di ogni anno. In occasione dell’ultima, sono stati divulgati i dati , davvero impressionanti: nel triennio 2019-2021, aggressioni e minacce nei confronti del personale sanitario, sono state ben 4.821, per una media di circa 1.600 l’anno. Il 37 è concentrato nel settore assistenza sanitaria che include ospedali, case di cura, istituti, cliniche e policlinici universitari. Un terzo riguarda i servizi di assistenza sociale residenziale, cioè case di riposo, strutture di assistenza infermieristica e centri di accoglienza. La professione più colpita è quella dei tecnici della salute, in cui si concentra più di un terzo dei casi. Si tratta di infermieri, ma anche di educatori professionali, normalmente impegnati in servizi educativi e riabilitativi con minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani all'interno di strutture sanitarie o socio-educative. S’infittiscono in queste ore, gli inviti da parte di sindacati e organizzazioni di categorie ad inasprire le pene, una soluzione che non garantirà la sicurezza nei luoghi di lavoro.

La strada, lunga e difficile, è quella di “curare la violenza” per riprendere lo slogan di Federsanità e Società di medicina d’emergenza e urgenza, puntando sul cambiamento dei modelli culturali, sintonizzando le pratiche di cura delle malattie con la riscoperta dell’antica alleanza tra medico e paziente nella lotta alla malattia e il ripristino della salute

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