La Nuova Sardegna

Oristano

Condannati per mafia in arrivo nelle carceri sarde

di Giampaolo Meloni
Condannati per mafia in arrivo nelle carceri sarde

Oristano, la conferma del direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Tamburino: «Ma non so quanti saranno»

28 novembre 2012
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INVIATO A MASSAMA. Nelle quattro nuove strutture carcerarie della Sardegna saranno ospitati anche detenuti in regime di alta sicurezza. Oristano, in particolare? «Non so dire quanti, non so dire quando», è la risposta di Giovanni Tamburino, direttore del Dipartimento nazionale dell’amministrazione penitenziaria in visita a Massama per l’intitolazione della Casa circondariale (24mila metri quadrati, 250 posti per detenuti, tre corpi: uno per l’amministrazione e la detenzione, uno per mensa, spaccio e caserma, il terzo per l’accoglienza delle ditte esterne di servizio e approvvigionamenti).

Il carcere, in questa frazione del capoluogo, è stato già avviato circa un mese fa con il trasferimento dei 120 detenuti dall’edificio della Reggia giudicale che ha avuto questa funzione per centouno anni, nel cuore del centro storico nella città di Eleonora d’Arborea. Il sindaco Tendas chiede la restituzione alla città attraverso le procedure del Demanio.

Non è stata quella di ieri una cerimonia inaugurale, anche se ne aveva le connotazioni formali, alla presenza di tutte le rappresentanze istituzionali (ma non si sono visti magistrati della Procura oristanese). L’alto funzionario del ministero della Giustizia non ha quindi escluso l’arrivo di detenuti condannati per reati di mafia e altre forme della criminalità organizzata. La prospettiva c’è: «I detenuti in regime di alta sicurezza sono in Italia seimila. L’arrivo nell’isola dipenderà dal Programma generale che si sta mettendo a punto per ordinare il sistema nell’intero Paese», ha spiegato Tamburino. La Sardegna ha inoltre un fondamento certo che deriva dai progetti: «Questi istituti – precisa il direttore del Dap riferendosi ai quattro nuovi impianti di Tempio, Cagliari (dovrebbe aprire entro dicembre), Sassari e Oristano – sono attrezzati per garantire la sicurezza per qualsiasi tipo di criminalità». Ma è anche la mappa attuale della popolazione carceraria a imporre, negli orientamenti ministeriali, un ruolo per l’isola: «La Sardegna – osserva il Provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria Gianfranco De Gesu – ha una percentuale minima: su 65mila detenuti in Italia, l’isola ne ospita poco oltre duemila». Di questi, mille e cento hanno residenza in Sardegna. Di fronte a questi dati e al sovraffollamento delle altre strutture nella penisola, il ministero ragiona per una diversa dislocazione, che deve tenere conto di tutte le categorie di detenzione. «Ma non c’è alcuna intenzione di fare dell’isola la Cajenna», ribadisce Tamburino. Le nuove strutture assicurano migliori condizioni di permanenza per gli ospiti e di lavoro per gli operatori». Il direttore del Dap conferma la priorità del sovraffollamento nel carcere di San Sebastiano a Sassari. Mentre non gli risulta che nella struttura di Massama ci siano infiltrazioni d’acqua piovana, ma conosce il contensioso con l’impresa che lo ha costruito poi è fallita: la Intini.

Il timore della contaminazione mafiosa lo denunciano il presidente della Provincia Massimiliano De Seneen (che affida al capo del Dap un “messaggio” per il ministro: gli dica che non li vogliamo) e l’assessore regionale dei Lavori pubblici Angela Nonnis, già sindaco della città. Diverso il parere dell’avvocatura oristanese. Donatella Pau, presidente dell’Ordine forense provinciale: «L’avvocatura è deputata a tutela di tutti i cittadini e anche dei detenuti. Non ci sono categorie di detenuti a cui dover dire sì altre cui dire no. Non sono scorie nocive. Se la paura è che cosche mafiose vengano qui a fare i loro interessi, possono stare tranquilli, la povertà che c’è qui non consentirà infiltrazioni. Semmai ci si deve preoccupare che la rieducazione della pena avvenga in strutture adeguate». In testa agli impegni del Dap, dice Tamburino, resta anche il principio della territorialità, sia per i detenuti (che dovranno essere vicini alle loro residenze) e sia per il personale penitenziario: nelle carceri italiane ci sono 650 agenti sardi che aspirano al rientro nell’isola. «Con l’apertura di Cagliari e Sassari contiamo su 130 assegnazioni», spiega Gianfranco De Gesu, ai quali si aggiungono altri 77 trasferimenti favoriti dall’apertura di Oristano.

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