La Nuova Sardegna

Oristano

I tombaroli depredano San Giovanni di Sinis

I tombaroli depredano San Giovanni di Sinis

Cabras, saccheggiato il sito pieno di reperti di origine fenicio punica. Era venuto alla luce recentemente dopo le forti mareggiate di febbraio

25 marzo 2013
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CABRAS. È stato violato dai tombaroli il sito archeologico scoperto due settimane fa nella zona di San Giovanni di Sinis. Anche se la Soprintendenza è riuscita a recuperare i pezzi più importanti i ladri di reperti avrebbero manomesso la zona portando via antichissimi e pregiatissimi oggetti. Quali e di che entità per il momento è impossibile saperlo. L’unica certezza è che il sito individuato dalla Forestale era stato messo in sicurezza in attesa dell’intervento di recupero da parte agli archeologi.

I reperti erano affiorati lungo la spiaggia di San Giovanni dopo le violente mareggiate che aveva colpito la costa Oristanese tra febbraio e marzo. La presenza dei tombaroli è stata documentata da alcune fotografie scattate da un appassionato. Durante un’escursione nella borgata marina ha individuato alcuni reperti, come documenta la foto di quella che sembrerebbe un’urna cineraria in terracotta. Qualche giorno dopo il reperto è sparito così come la zona attorno presentava gli inequivocabili segni di scavi effettuati probabilmente dai tombaroli.

Non è certo la prima volta che questo accade: negli ultimi trent’anni la zona archeologica che racchiude la città fenicio punica di Tharros ha subito numerosissimi saccheggi. La speranza è che sia stata portata via solo l’urna visto che affiorava dalla sabbia. Il ritrovamento portato alla luce dagli agenti della squadra navale della forestale era avvenuto una domenica mattina e secondo gli esperti della Soprintendenza archeologica il materiale individuato apparterrebbe al periodo fenicio punico.

Erano, infatti, affiorati un sarcofago con coperchio a sezione omega, dei coperchi e un altare funerario simile a quello conservato nel museo di Nurachi. I ranger avevano piantonato i reperti sino all’arrivo degli archeologi della Soprintendenza di Cagliari e Oristano. Era stato l’archeologo Alessandro Usai ad effettuare un accurato sopralluogo confermando l’importanza del ritrovamento. «Non è la prima volta che il mare porta alla luce le testimonianze del passato – aveva dichiarato – le mareggiate, hanno scoperto una serie di manufatti litici in prossimità della costa di San Giovanni dove sono presenti anche elementi lavorati provenienti forse dalla necropoli romana e dal suo acquedotto. Erano emersi diversi frammenti di sarcofago, risalenti al periodo fenicio-punico e i relativi coperchi a sezione omega e a sezione semicircolare, in parte rivestiti da intonaco e decori. Inoltre, parzialmente interrata, era visibile la parte superiore di un altare funerario di particolare foggia finemente lavorato. Il temporale aveva riportato alla luce anche un ampio tratto della vecchia strada romana, la litoranea occidentale. Il sito era stato poi ricoperto per evitare i saccheggi. Fortunatamente, come ha confermato l’ispettorato della Forestale, gli archeologi avevano portato in salvo i reperti più importanti.

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