La Nuova Sardegna

Oristano

La grande festa dei campanari sardi

di Giampaolo Meloni
La grande festa dei campanari sardi

In quaranta hanno suonato all’imbrunire nella chiesa di San Bernardino, dove si celebrava il miracolo del 1604 - FOTO

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MOGORO. Suonano all’imbrunire di una giornata piovosa che ha impedito la processione dedicata al Miracolo eucaristico del 1604, celebrazione di chiusura delle cerimonie pasquali. Scandiscono le armonie sacre e profane della Sardegna unite nel Concerto delle campane. Sono quaranta campanari militanti di questa passione antica che, dove ancora resiste, scandisce gioie e lutti, riti e appuntamenti, allarmi e appuntamenti.

Ettore Melis è il Priore delle due Confraternite, del Santissimo Sacramento e del Sacro Rosario, che mantengono vita la venerazione nella comunità riunita intorno alla parrocchia di San Bernardino. Il giorno di Pasqua del 1604, ai piedi del tabernacolo, il rettore reverendo Salvatore Spiga vide sull’altare, di fronte al quale i fedeli stavano in ginocchio, due ostie consacrate, ma nessuna era caduta dalla pisside che aveva in mano. Le raccolse e vide con meraviglia che sulla pietra rimase la loro impronta. La pietra è custodita nello stesso altare, di fronte al quale alle sei del pomeriggio sono accorsi in raduno centinaia di fedeli chiamati alla messa daitoccus delle quattro campane, esposte ai punti cardinali. Armonie brevi, approcci di confidenza con gli strumenti che i campanari hanno scoperto in cima al campanile del 1500, anno presunto di edificazione della chiesa poi diventata parrocchia e ristrutturata nel 1650. Da allora operano le Confraternite. Il tempo ha soffocato la tradizione dei campanari. Ettore Melis e altri componenti delle Confraternite hanno voluto rilanciare la tradizione. Questa è la decima edizione del raduno, saltato una volta, nel 2005. «Abbiamo voluto richiamare alla memoria questo rito, nella speranza di suscitare nuove passioni». La speranza di Ettore Melis era anche supportata dalla campana nuova che nel 1980 ha sostituito quella più antica, ora guasta e custodita nella sacrestia. La speranza dei confratelli ha preso forma. L’appuntamento di Mogoro è uno dei tre più importanti dell’isola per i campanari. Ottanta inviti ogni anno, stavolta quaranta hanno potuto rispondere. Al termine della messa e della novena sono le sette e mezzo della sera. Salgono i 48 gradini avvinghiati in una spirale di arenaria. Poi ancora tre rampe di scale in legno, nove gradini ciascuna. E cominciano il concerto.

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