La Nuova Sardegna

Oristano

I dissidenti di Cabras: stanchi del silenzio, torniamo a pescare

di Simonetta Selloni
I dissidenti di Cabras: stanchi del silenzio, torniamo a pescare

I fuoriusciti dal Consorzio Pontis contro l’assessore Cherchi «Non si è fatto sentire, rimettiamo le barche in acqua»

17 agosto 2013
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CABRAS. Il countdown della discordia si è consumato senza che dai palazzi della politica arrivasse quello che i “dissidenti” dello stagno attendevano. Un segno, un’ indicazione dall’assessore regionale Oscar Cherchi che qualche settimana fa, nel salone parrocchiale, aveva incontrato i rivoltosi. Ossia i pescatori che, formalmente fuori dal Consorzio Pontis – e anche su questo aspetto ci sono alcuni punti da chiarire – chiedevano la possibilità di rientrare nello stagno per poter pescare. Non che non entrino e peschino, alcuni irregolari: il 12 agosto le guardie zoofile del nucleo operativo della sezione Enpa di Oristano, chiamate a pattugliare lo stagno di Cabras dai dirigenti del Nuovo consorzio Pontis, hanno fermato quattro pescatori, sequestrato alcuni quintali di muggini pescati illegalmente, e le attrezzature: un bel po’ di reti e due gommoni. I muggini sono stati riconsegnati ai dirigenti del Consorzio, le reti e i gommoni stoccati all’Ufficio contenzioso pesca della Regione. Dove resteranno fino a quando ne sarà decisa la sorte, ossia la possibile restituzione – ma le guardie zoofile hanno dato parere contrario – oppure altra destinazione. Per la cronaca, fanno sapere dall’Enpa, le sanzioni amministrative sono state pagate il giorno dopo. Pescare di frodo costa 34 euro e 33 centesimi. Se non fosse la seccatura del sequestro dell’attrezzatura, il rischio è, evidentemente, ritenuto congruo. Si paga quanto un divieto di sosta, si può fare. A fronte della possibilità di rientrare nello specchio d’acqua dal quale i “dissidenti” ritengono di essere tenuti lontani contro le regole.

Cherchi non si è fatto sentire. «E allora siamo stati anche troppo pazienti, domani (oggi per chi legge ndr) rimettiamo le barche in acqua e peschiamo». Pietro Simbula è il leader del gruppo rimasto fedele alla contrapposizione con i nuovi vertici del Consorzio. In una guerra dove, come da manuale, gli oppositori si sono spaccati; qualcuno ha ingoiato senza troppi traumi l’unico atto concreto annunciato da Cherchi, ossia la possibilità di rientrare dentro il Consorzio. E d’altronde, a fronte di una presunta situazione di irregolarità, è probabilmente illusorio pensare che l’assessore regionale possa riemergere dalle ferie estive e annunciare un “porte aperte” allo stagno, che suonerebbe piuttosto singolare. Ma secondo Simbula il fatto è che «L’assessore ha detto che ci avrebbe fatto sapere, e invece niente»; quanto allo status di “fuoriusciti” dal Consorzio, il Simbula sottolinea che lui – e gli altri – saranno tali nel momento in cui verranno liquidate le loro quote societarie». Ma siccome dal Consorzio fanno sapere che non ci sono soldi, il pescatore ricorda che «se non si hanno soldi si va in liquidazione, si vendono le attrezzature e così si pagano i debiti».

Simbula ritiene di essere legittimato a pescare; ieri ha anche incontrato il comandante provinciale dei carabinieri per dirgli che oggi lui e altri rimetteranno le barche in acqua. «L’abbiamo informato per correttezza», sottolinea. Una sorta di “avviso ai naviganti” che in formazione mista rischiano di incontrarsi – e sopratutto scontrarsi – nelle acque sempre meno placide di uno stagno al centro di una infinita guerra.

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