La Nuova Sardegna

Oristano

Quando il fango gonfia i cuori

di Caterina Cossu
Quando il fango gonfia i cuori

Permesso speciale per gli studenti del Tecnico Mossa e Due: tutti a Uras per dare una mano al compagno e agli abitanti

23 novembre 2013
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URAS. A scuola, Nicola Corrias, non ci va da lunedì. L’acqua è entrata per 60 centimetri a casa della nonna materna, a Sant'Antonio, e ha riempito tutta la casa di fango e melma. A casa della madre, in via Sant'Isidoro, è andata peggio. Lo scantinato si è inzuppato come una piscina e in pochi minuti l’acqua è filtrato dalle mattonelle fino al primo piano. Nel momento più brutto, le due donne sono state portate in salvo quasi per miracolo e hanno passato la prima notte accampate in palestra. Da quando si è ritirata l’onda, Nicola sta spalando detriti incessantemente, insieme a una ventina tra parenti e amici di famiglia. E quando a casa sua la situazione è diventata accettabile, ha iniziato ad andare a pulire nelle case degli altri. Non importa se fossero amici o semplici conoscenti. Si è messo a disposizione per i turni, facendo gruppo con i volontari. «Lunedì mattina ero veramente preoccupato perché vedevo la situazione disastrosa, non sapevamo che fare e in certi momenti ho dovuto mantenere la calma perché avevo davvero paura – racconta –. Vivo nella casa di mio padre, che è nella parte alta e quindi non è stata toccata, ma la notte vado a letto e mi chiedo cosa mi aspetterà l’indomani. L’ultimo pensiero è una preghiera silenziosa, sperando che non piova». I suoi compagni della classe 5D Ragioneria e gli altri rappresentanti del Tecnico Mossa e del Tecnico Due, con il quale divide ogni giorno gioie e dolori tra i banchi, non potevano e non sono rimasti indifferenti. Sono stati giorni di messaggi di solidarietà, magari su Facebook o su Whatsapp. «Vorremmo poter fare qualcosa» gli hanno scritto in tanti. Allora Nicola ha lasciato l’idea, quasi per scherzo. «E venite a spalare con me, c’è posto per tutti». Detto, fatto. I ragazzi sono stati istintivi, non c'era troppo da tergiversare. In quattro e quattr’otto, rappresentanti e studenti sono andati dal dirigente scolastico per una riunione strategica. L’unico momento della giornata per partecipare a questo gesto di solidarietà, infatti, era la mattina. Ma come fare con le assenze? Ma di fronte a un gesto del genere, è prevalso il cuore. Quindi, le assenze si giustificano, permessi accordati e via. Anche se le scuole oggi hanno le finanze ridotte all’osso e Mossa e Tecnico Due non hanno potuto pagare il noleggio del pullman. Nulla ha fermato tuttavia il manipolo composto da una quarantina di studenti, che ben contenti hanno messo la quota di 7,50 euro a testa per affittare il mezzo. «Io ero qui e a un tratto me li sono ritrovati che stavano arrivando – racconta ancora Nicola –, tutt’e due le scuole dell’istituto si sono mobilitate ed è stato davvero un bellissimo gesto di solidarietà che ci ha gonfiato il cuore». Così i ragazzi si sono ritrovati nella palestra grande all’uscita di Uras. E ognuno ha iniziato a fare il suo, chi trasportando pacchi, chi smistando il vestiario, chi armandosi di scope e bastoni con stracci per pulire. «C’è un sentimento di ripresa collettiva me, le lacrime magari scendono ma le persone hanno voglia di combattere per riprendersi quel che il fango ha tolto – analizza infine il ragazzo di Uras –. Siamo combattivi, stiamo facendo il possibile per migliorare la situazione».

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