La Nuova Sardegna

Oristano

I tesori del complesso di S’Urachi

I tesori del complesso di S’Urachi

San Vero Milis, conclusa la campagna di scavi con archeologi di fama mondiale

28 luglio 2014
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SAN VERO MILIS. Sono stati presentati venerdì scorso i risultati della campagna di scavi 2014, eseguiti nel sito archeologico di s’Urachi. L’imponente monumento continua a fornire elementi sulla vita degli antichi abitanti del luogo e sulle loro attività. Il progetto predisposto dall’archeologo Alfonso Stiglitz, accolto dall’amministrazione comunale sanverese e dalla Brown University di Providence, articolato in tre campagne di scavi, non ha usufruito di alcun finanziamento statale o regionale. Nonostante le poche risorse disponibili l’equìpe, composta da una ventina di studiosi provenienti da varie parti del mondo, guidata dai due direttori scientifici Peter Van Dommelen e lo stesso Stiglitz, sta restituendo reperti di grande interesse scientifico. Nell’area adiacente la vecchia strada provinciale è stato riportato alla luce una porta realizzata con blocchi di basalto sbozzati perfettamente, che poggiano sui resti di un pavimento che testimonia la vita presente nel sito durante tutto il primo millennio avanti Cristo. «Stiamo scavando per trovare risposte alle domande su come vivevano gli uomini e le donne a s’Urachi – ha detto Stiglitz –. Il complesso monumentale di s’Urachi è una struttura che non si esaurisce nella definizione riduttiva di nuraghe. Del nuraghe conosciamo almeno due torri ma non la pianta. Nel passato abbiamo ipotizzato che fosse un quadrilobato o un pentalobato, ma a ogni scavo tornano dubbi che fanno abbandonare i modelli precedenti. Il nuraghe sorgeva in un luogo già sede qualche millennio prima di un insediamento di Cultura di Ozieri, del neolitico recente». In questa campagna di scavi l’attenzione degli archeologi si è concentrata sullo studio delle fasi della vita produttiva e rurale. «Ci siamo chiesti – ha detto Andrea Roppa, dell’Università di Licester e direttore di una delle due aree di scavo –: chi viveva qui, come viveva e cosa faceva per vivere. Le risposte le stiamo ottenendo dall’esame dei materiali che emergono». Secondo Peter Van Dommelen, «Nei nuraghi si svolgevano attività produttive rurali. A farcelo ritenere sono le informazioni che attingiamo dai reperti trovati: Ossa di animali e Ceramica. Sappiamo che gli animali venivano utilizzati per scopi alimentari e agricole. La varietà dei frammenti ceramici, invece, ci consente di stabilire datazione e provenienza».

Piero Marongiu

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