La Nuova Sardegna

Oristano

Punto di ristoro abusivo, il caso si decide in Europa

di Enrico Carta
Punto di ristoro abusivo, il caso si decide in Europa

Tresnuraghes, il reato è prescritto ma gli imputati vogliono evitare la confisca Per l’accusa la struttura turistica fu trasformata illecitamente in un residence

30 ottobre 2015
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TRESNURAGHES. Il reato è prescritto, ma c’è prescrizione e prescrizione. Così tutto dipende da quel che si deciderà in altre sedi, perché agli imputati per la lottizzazione abusiva del punto di ristoro Corte degli Ulivi che, secondo il pubblico ministero Armando Mammone, sarebbe stato trasformato illecitamente in un residence, non basta uscire indenni dal processo penale. Il rischio che incombe e che vogliono scongiurare è quello di una confisca dell’intera struttura, cosa che però è al centro di discussioni assai vigorose addirittura alla Corte Europea di Giustizia.

L’Italia ha infatti una legislazione differente rispetto ad altri stati dell’Unione Europea e da tempo è in corso un confronto tra tribunali sulla liceità di una confisca che arrivi anche in caso di una sentenza assolutoria. Se c’è l’assoluzione per prescrizione, a seconda delle motivazioni date dai giudici, in Italia il bene può essere confiscato comunque. È per questo che si resta in attesa del pronunciamento dei giudici europei che avrà un grande peso anche sul processo che si svolge a Oristano e che per ora resta in sospeso.

Gli imputati ormai certi dell’assoluzione per prescrizione, non si accontenterebbero, perché da anni sono in possesso di una struttura turistica con le serrande abbassate, che non sta producendo utili e della quale potrebbero anche oerdere la proprietà.

Allo stesso tempo c’è il pubblico ministero Armando Mammone che è intenzionato a chiedere la confisca del bene anche dopo la prescrizione ormai inevitabile. Il presunto reato è vecchio di troppi anni per essere ancora in piedi, ma per la pubblica accusa questo non significa che non sia stato commesso. È per questo che nella prossima udienza del 24 marzo verrà chiesta la pena accessoria della confisca del bene. Questo non trova sin da ora d’accordo gli imputati Camillo Montisci, Valeria Rizzolo e Leonardo Galleri, titolari della società Moriga che gestiva quello il punto di ristoro, ma che sarebbe stato trasformato in un residence, e l’ex dipendente dell’ufficio tecnico comunale, il geometra Demetrio Cherchi, sotto accusa per aver rilasciato le concessioni. Gli avvocati difensori Enrico Pintus, Ubio Dolfi Maria Filomena Marras, Vignola e Mario Fois preparano dunque battaglia e chiederanno al collegio di non applicare la pena accessoria.

Aanche i giudici Francesco Mameli, Andrea Mereu ed Enrica Marson, attendono però un segnale dai giudici europei.

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