La Nuova Sardegna

Oristano

Pau, sequestro di persona, estorsione e rapina: due sloveni condannati

di Michela Cuccu
Il tribunale di Oristano
Il tribunale di Oristano

L'episodio sette anni fa ai danni di un imprenditore tedesco

24 marzo 2016
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PAU. Volevano riscuotere un vecchio debito, ma sono andati troppo oltre con i metodi e sono stati condannati per estorsione e sequestro di persona. Dovranno scontare sei anni e nove mesi di carcere ciascuno, oltre al pagamento di 9mila euro di ammenda, due autotrasportatori sloveni, Stevise Kalat e Fredi Bedekovic, resisi protagonisti di un oscuro episodio avvenuto nell’estate di sette anni fa a Pau.

La sentenza emessa nel primo pomeriggio di ieri dai giudici del tribunale di Oristano, Presidente Francesco Mameli, riguarda una vicenda scaturita a seguito di una denuncia da parte di un imprenditore, cittadino tedesco, residente a Pau, che a giugno del 2009 si era rivolto alla Guardia di Finanza. «Mi vogliono estorcere una grossa somma di denaro», era stato in sintesi il racconto dell’imprenditore che aveva chiesto aiuto ai militari ai quali aveva raccontato come i due autotrasportatori lo stessero in pratica perseguitando, chiedendogli il pagamento di una cifra enormemente superiore a quella che lui effettivamente doveva per delle commesse ordinate nel passato.

«Pretendono 31mila euro o in alternativa, mi vogliono costringere ad emettere fatture a loro credito per 50mila euro», aveva riferito ai militari con i quali era stato concordata una strategia per incastrare i due estorsori. I tre si danno appuntamento qualche sera più tardi, nell’ufficio dell’imprenditore. Movimenti che vengono seguiti da vicino e con discrezione da una pattuglia della Finanza a bordo di un’auto civetta parcheggiata nei pressi dell’ufficio.

Secondo quanto emerso in aula, fra i tre la discussione assume toni duri. Gli autotrasportatori alzano il tiro, vogliono i 31mila ero, lui, l’imprenditore, quel denaro dice di non averlo e consegna 500euro, l’unica somma a sua disposizione. I due creditori non ci stanno e lo convincono a salire nella loro auto che viene fermata ad un posto di blocco, all’uscita del paese. La pattuglia indentifica i due cittadini sloveni, il tedesco scende, racconta tutto, scatta la denuncia.

Ieri, a distanza di quasi sette anni, la sentenza, anche più dura delle richieste del pubblico ministero Marco Ulzega, che aveva sollecitato sei anni e mezzo di carcere e un’ammenda di seimila euro ciascuno, mentre l’avvocato Cristiana Manca aveva chiesto l’assoluzione. Secondo la difesa, infatti, il debito c’era ed era certificato e anche se i due imputati avevano probabilmente ecceduto nella modalità di riscossione (cosa della quale non erano accusati) il sequestro di persona non era dimostrabile, tanto è vero che la pattuglia dei militari, dopo averli identificati, li lasciò andare. Ieri alla sentenza i due imputati non c’erano, probabilmente sono rimasti in Slovenia. Del resto non si erano mai presentati in aula, da qui la condanna in contumacia.

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