La Nuova Sardegna

Oristano

Testimone ritratta, latitante assolto

di Enrico Carta
Testimone ritratta, latitante assolto

Antonello Mesina, implicato nella vicenda degli assalti ai furgoni portavalori, era imputato per un furto a Su Marrulleri

11 aprile 2016
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ORISTANO. Quando arriva il suo turno si scopre, non certo a sorpresa, che l’imputato non è in aula. La sua assenza era talmente preventivata che in tribunale non c’era un solo agente delle forze dell’ordine ad attenderlo. Impossibile che Antonello Mesina da Orgosolo, giovedì scorso, si affacciasse nell’aula in cui il giudice monocratico Enrica Marson lo attendeva per il suo esame. Da imputato di furto avrebbe dovuto spiegare alcune cose che lo riguardano, ma ha preferito stare alla larga da palazzi di giustizia e divise verso le quali ultimamente prova un po’ di allergia.

Del resto Antonello Mesina, il cognome non è un caso ma indica una parentela stretta con il più famoso zio, in questo momento è uno dei latitanti più ricercati della Sardegna. È infatti sfuggito all’arresto, qualche giorno fa, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere diverse persone accusate di aver fatto parte della banda nata tra Ogliastra e Barbagia che ha fatto tremare mezza isola con i suoi assalti spregiudicati ai furgoni portavalori, coi suoi colpi milionari e con le rapine a raffica.

Dal momento in cui è scattata la retata, Antonello Mesina è irreperibile, ma sarebbe meglio dire latitante. Di lui non c’è traccia e ovviamente è rimasto alla larga dal palazzo di giustizia di Oristano, dove giovedì ha incassato un’assoluzione. Era accusato di furto per uno strano episodio avvenuto durante la festa di carnevale nel 2012 a Marrubiu. Al chiassoso e assai frequentato Su Marrulleri qualcuno aveva infilato le mani dentro la borsetta di una ragazza, la quale aveva immediatamente indicato un presunto responsabile. I carabinieri l’avevano identificato e dal documento avevano capito che avevano di fronte il nipote dell’ex primula rossa del Supramonte. Poco dopo era scattata la denuncia che ha dato vita al processo contro Antonello Mesina che ha, alle spalle, una condanna a otto mesi per il porto di un’arma, in attesa ovviamente di capire che succederà al processo contro la banda degli assalti ai portavalori di cui è accusato di aver fatto parte.

Ad accusarlo, oltre alla vittima del furto, ci sarebbe dovuto essere un altro ragazzo che era con lei. Giovedì si sarebbe dovuto confrontare proprio con l’imputato. Non ne ha avuto modo, ma è stato alquanto chiaro dicendo di non essere in grado di identificare la persona che aveva infilato la mano galeotta dentro la borsetta. Ne ricordava la fisionomia e alcune caratteristiche fisiche, ma non in maniera certa. E se per il pubblico ministero Giuseppe Scarpa c’erano comunque gli elementi per arrivare alla condanna di un anno, ha prevalso la linea difensiva degli avvocati Antonio Secci e Sara Ruiu. Così il latitante incassa l’assoluzione, ma nessuno sinora può averglielo comunicato.

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