La Nuova Sardegna

Oristano

Oristano, i boss di Massama in viaggio verso casa

Enrico Carta
Arrivo di detenuti speciali nel carcere di Massama
Arrivo di detenuti speciali nel carcere di Massama

Malconento tra gli agenti di polizia penitenziaria per i continui permessi ai detenuti dell'Alta Sicurezza. A luglio in quindici si sono recati a casa sotto scorta

13 agosto 2016
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ORISTANO. Un permesso non si nega a nessuno. Quando però i permessi diventano troppi e si trasformano in consuetudine, seppure nel rispetto delle procedure di legge, rischiano di generare più di un problema perché a chiederli e ad usufruirne non è esattamente lo studentello delle elementari che vuole andare in bagno.

Il via vai coinvolge da diverse settimane il carcere di Massama dove, come ben si sa, non risiedono comuni cittadini, ma detenuti dal passato torbido che hanno trascorso periodi di detenzione col regime del 41 bis e che scontano il resto della pena con l’etichetta dell’Alta sicurezza.

Il mese scorso, per una quindicina di volte si è ripetuta questa pratica nel segno del rispetto della territorialità della pena, secondo quanto previsto dalla legge, generando però una serie di problemi e causando notevoli disagi al personale di polizia penitenziaria. C’è prima di tutto una questione di sicurezza, ma anche le ricadute economiche e quelle lavorative non passano certo in secondo piano.

La giornata del permesso per ex componenti di associazioni a delinquere – arrivano ovviamente tutti da fuori Sardegna – inizia alle quattro del mattino. La sveglia non suona solo per i detenuti, ma anche per sei agenti che li devono scortare lungo tutto il viaggio che li porta sino alle terre di origine. Lì si trattengono tre ore, il tempo per consumare il pranzo (sempre sotto scorta) assieme ai parenti e agli amici.

Naturalmente distogliere sei agenti dal loro servizio all’interno della struttura oristanese crea notevoli problemi per la gestione del personale. Ci sono poi il discorso della spesa per ogni viaggio che è a carico dello Stato e soprattutto quello della sicurezza, perché tre ore nel proprio luogo d’origine – Sicilia, Campania, Calabria o Puglia che sia – consentono loro di riallacciare rapporti con parenti e amici che mai hanno preso le distanze dai clan.

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