La Nuova Sardegna

Oristano

Sul cantiere della discordia interviene la magistratura

di Simonetta Selloni
Sul cantiere della discordia interviene la magistratura

Simaxis, sopralluogo disposto dalla Procura di Oristano al cavalcaferrovia Previsto per domani l’accertamento tecnico ottenuto dalla ditta appaltatrice

25 settembre 2016
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SIMAXIS. Gli unici binari sui quali sembra snodarsi il cavalcaferrovia lungo la linea Cagliari-Golfo Aranci, tra Simaxis e Oristano, sono diventati quelli giudiziari. Dopo l’interruzione dei lavori commissionati da Rete Ferroviaria Italiana alla ditta Cidieffe Costruzioni di Colico, e alla risoluzione dell’appalto da parte di Rfi che addebita alla ditta ritardi nell’esecuzione dell’opera, la Procura della Repubblica di Oristano e il Tribunale civile di Cagliari si sono concentrati sul cantiere. I lavori sono fermi, dopo che la Cidieffe, avendo trovato amianto il 23 giugno scorso, li aveva bloccati in autotutela. Giovedì scorso il Nucleo di polizia giudiziaria della Forestale, su incarico del sostituto procuratore Marco Chelo, ha eseguito un sopralluogo con il procuratore speciale della Cidieffe, ingegner Rolando Crespi. Domani, invece, è previsto l’accertamento tecnico preventivo chiesto e ottenuto dalla Cidieffe al Tribunale civile di Cagliari. Tre i quesiti ai quali il consulente (l’ingegner Giorgio Aru di Cagliari) nominato dal giudice dovrà rispondere: la presenza nel sottosuolo di materiali non assimilabili a terre e rocce da scavo, secondo Rfi unica tipologia di rifiuto presente nel terreno quando venne commissionata l’opera; dire se, accertata la presenza di quei materiali e dell’amianto, sia possibile proseguire secondo le previsioni del progetto; e infine, misurare la consistenza delle opere eseguite fino alla risoluzione contrattuale. All’accertamento tecnico Rfi si è opposta. E non se ne capisce la ragione, dal momento che la Cidieffe non ha ancora restituito il cantiere (per il quale Rfi ha già annunciato il ricorso alle vie legali), perchè non è ancora stato redatto il verbale di consistenza dei lavori.

A questo punto, un po’ di cronologia. Il ritrovamento dell’amianto è giunto dopo un lungo braccio di ferro tra Cidieffe e Rfi, dovuto al fatto che la scoperta dei rifiuti di tutti i generi (documentati dalle fotografie in questa pagina), risalente all’aprile 2015, al termine della bonifica bellica, aveva costretto la Cidieffe a chiedere la proroga del termine dei lavori e una sospensione degli stessi. Il volume derifiuti è risultato pari a tre volte quello previsto dal progetto sulla base dei rilievi forniti da Rfi. La Cidieffe ne avrebbe dovuto conferire 6mila, e ne ha già tirato fuori 15mila. Altro che inerti di cava. Questo avrebbe comportato una variante al progetto, viste le mutate condizioni: ma Rfi non l’ha mai fatta. Di contro, ha avviato le procedure di risoluzione del contratto per inadempienza, anche se non risulta mai applicata una penale. L’amianto sembra solo l’ultima goccia di un vaso ormai colmo, dove anche il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asl sembra rimasto a guardare. Salvo presentare un esposto, qualche giorno fa.

Il 25 luglio scorso Rfi si è presentata in cantiere per redigere il verbale di consistenza, ma senza strumenti e tecnici in grado di farlo. La Cidieffe, attraverso l’ingegner Crespi, ha rifiutato di consegnare il cantiere – nel quale la stessa Rfi ha notato la presenza dell’amianto –; Rfi ha annunciato che la misurazione sarebbe stata compiuta il 28 luglio. Tre giorni dopo, nessuno di Rfi si è presentato nel cantiere, ancora nelle mani della Cidieffe. Rfi avrebbe in teoria l’interesse all’accertamento tecnico (al quale si è opposta) visto che costituisce la condizione per rientrare in possesso del cantiere.

Cidieffe si è rivolta alla Procura con una denuncia. Altra denuncia l’ha sporta l’Associazione ex esposti amianto.

Sempre per la cronaca. L’impresa non viene pagata per i lavori fatti dal 31 ottobre 2015.

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