La Nuova Sardegna

Oristano

Processo a don Usai, teste a rischio

Processo a don Usai, teste a rischio

Arborea, eccezione sulle deposizioni del principale accusatore del sacerdote

25 novembre 2016
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ARBOREA.

Testimoni che ricordano solo dopo che a rinfrescare loro la memoria è il pubblico ministero Marco De Crescenzo attraverso contestazioni. Altri che vengono sommersi dalle domande dell’avvocato difensore Anna Maria Uras pronta a scovare contraddizioni nelle loro deposizioni. E poi c’è don Giovanni Usai l’imputato su cui continuamente si accendono i riflettori di questo processo che riguarda anche il nigeriano Gabriel Imasidou Osarhewinda, difeso dall’avvocato Carlo Figus – quest’ultimo è accusato di abuso sessuale –.

Il sacerdote, ex responsabile de Il Samaritano comunità per detenuti in regime di pena alternativa, sorride e scuote la testa più volte, in particolare quando incassa duri colpi. Qualcuno dei testimoni infatti ricorda frasi o episodi che portano acqua al mulino del pubblico ministero, anche se poi altri zoppicano e inciampano quando a chiedere spiegazioni è l’avvocato difensore.

Per l’accusa sono importanti quelle deposizioni in cui viene confermato dai testimoni che, in giro per Arborea – in particolare al bar del Centro 1 – era chiacchiera ricorrente che al Samaritano qualcuna delle ragazze praticasse la prostituzione e che, contemporaneamente, il responsabile chiudesse un occhio e magari anche due. Più volte il pubblico ministero Marco De Crescenzo ha chiesto se chiunque potesse avere libero accesso alla struttura e se rispondesse al vero che nelle vicine strade, auto arrivavano per poi caricare a bordo le ragazze.

C’è stato chi ha risposto di sì a tutte queste domande, ma allo stesso modo, più volte, è stato messa in rilievo la posizione non esattamente imparziale dell’accusatore principale di don Giovanni Usai. Proprio il meccanico Sergio Deschino, attualmente detenuto per altri reati e che in passato aveva avuto forti contrasti proprio con il sacerdote, era addirittura pronto a rispondere alle domande dei giudici Carla Altieri, Francesco Mameli ed Elisa Marras quando alcune eccezioni sollevate dagli avvocati difensori Carlo Figus e Anna Maria Uras, hanno bloccato tutto. Il suo nome era finito sul registro degli indagati perché accusato di aver picchiato e costretto una ragazza ospite del centro ad avere con lui rapporti sessuali. Il pubblico ministero ha chiarito che la sua posizione è stata archiviata, ma ci sono dubbi da dissipare in merito e verifiche da effettuare in cancelleria. Se l’eccezione venisse accolta, tutte le sue vecchie dichiarazioni sarebbero inutilizzabili. Si torna in aula il 19 gennaio. (e.c.)

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