La Nuova Sardegna

Oristano

«Lavoro non completato»: primi testi su Capu d’Aspu

di Enrico Carta
«Lavoro non completato»: primi testi su Capu d’Aspu

Bosa, inizia il processo per il contestato appalto alla diga foranea sul Temo La difesa ribatte: «Nessuna azione dolosa ed errori marginali e limitati»

08 febbraio 2017
2 MINUTI DI LETTURA





BOSA. Capu d’Aspu, il primo atto è andato in scena. In tribunale ha deposto una parte di quei testimoni che il pubblico ministero Armando Mammone ha chiamato in causa per dimostrare le sue accuse. Sono varie e coinvolgono chi eseguì i lavori di costruzione della diga forenea del Temo e di dragaggio del fondale alla foce del fiume, chi ne certificò la bontà e chi, dai posti di comando dell’amministrazione comunale, gestì alcuni aspetti legati all’appalto.

Sotto accusa ci sono l’ex sindaco Pierfranco Casula, la dipendente comunale Rita Motzo per il contestato pagamento delle ferie non godute dal geometra Luciano Baldino, ex responsabile del procedimento dell’opera pubblica. Questi aveva l’incarico di controllare l’appalto di Capu d’Aspu ed è a sua volta imputato, al pari del responsabile dell’impresa che svolse, secondo la procura inadeguatamente i lavori, ovvero Salvatore Bisanti, 66 anni di Napoli, e l’ingegnere Paolo Gaviano, 62 anni di Cagliari, che aveva funzioni di controllo. Gli altri imputati sono i tecnici della commissione di collaudo che doveva accertare la regolarità dell’opera: gli ingegneri Antonio Manca, 61 anni di Sedilo, e i suoi colleghi oristanesi Antonello Garau e Piero Dau, accusati di aver certificato falsamente che la profondità del mare era passata da un metro e poco più a quattro metri. Le accuse a vario titolo sono di peculato, truffa aggravata, turbativa d’asta e falso, per le quali il Comune si è costituito parte civile aattraverso l’avvocato Antonio Falchi.

La prima deposizione è stata quella del comandante della capitaneria di porto di Bosa all’epoca del sequestro del cantiere nel 2012. Antonio Ventriglia ha spiegato che la misura fu decisa dalla procura per la falsa attestazione delle quote batimetriche. I lavori non erano arrivati a spianare il fondale sino ai quattro metri previsti dal progetto. Anche l’ingegnere Gaetano Grieco, allora dipendente della ditta Research che svolse i lavori, ha confermato questo aspetto. Delle ferie pagate al geometra Baldino che ottenne poi anche un incarico dal Comune una volta che andò in pensione ha invece parlato il segretario comunale Antonio Mastinu.

La difesa affidata agli avvocati Franco Luigi Satta, GiaGianfranco Siuni, Guido Manca Bitti, Roberto Dau, Speranza Benenati, Walter Pani e Franco Pani ha puntato il dito su come assai limitata rispetto all’ampiezza del progetto fosse la parte in cui il fondale superava la profondità stabilita, su come il Temo continuamente trasporti detriti e li faccia accumulare proprio alla foce e sulla legittimità del rapporto di lavoro instaurato col geometra Baldino.

La prossima udienza si terrà il 16 marzo.

In Primo Piano
Il caso

Fucilate contro le telecamere della videosorveglianza a Orgosolo

Le nostre iniziative