La Nuova Sardegna

Oristano

Bloccato il canale di Pauli ’e Sali

Bloccato il canale di Pauli ’e Sali

Cabras, qualcuno ha scaricato detriti nel tratto di collegamento con lo stagno

11 agosto 2017
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CABRAS. Lo stagno di Pauli’e Sali è a secco. Ma la siccità di questi mesi c’entra sino a un certo punto. Un ruolo più importante in questa vicenda ce l’ha l’uomo (ammesso che si voglia considerare l’uomo esente da responsabilità anche per le scarse piogge): qualcuno ha infatti scaricato dei detriti a monte e a valle dell’unico ponte sul rio che collega Pauli’e sali con lo stagno di Cabras.

In questo modo viene a mancare l’approvvigionamento idrico nel piccolo specchio d’acqua posto a est dello stagno maggiore, tra Cabras e Nurachi. Una zona estesa per più di 300 ettari: «rappresenta - spiega il sito dell’Area marina protetta Penisola del Sinis-Isola di mal di Ventre - il punto di transizione dallo stagno verso il sistema agricolo, attraverso le paludi. È il complesso di Mar’e Pauli, entro il quale si trova Pauli ’e Sali».

Una depressione che, come ricorda ancora l’Area marina, è alimentata dall’acqua dello stagno di Cabras, dalla pioggia e dalle acque che provengono dal comparto agricolo presente all’intorno, soprattutto nel periodo in cui le risaie circostanti vengono allagate.

Lo stagno periodicamente si prosciuga, e da questo probabilmente deriva anche il nome, palude del sale. Ma di certo l’intervento meccanico dell’uomo ha creato un “tappo” nel canale di collegamento con il grande stagno.

Un’area fortemente tutelata e dall’equilibrio ecologico delicatissimo, vede dunque un pesante intervento umano che crea delle alterazioni importanti. Gli organismi di controllo fanno quello che possono, soprattutto in un periodo in cui anche l’emergenza incendi richiede un’attenzione importante.

Non tutto il territorio può essere tenuto sotto controllo e messo al riparo dagli attacchi di chi non ha in minima considerazione l’ambiente in cui viviamo. Da questi atteggiamenti nascono episodi come quello di Pauli ’e sali o come il proliferare di discariche abusive in qualsiasi posto un po’ nascosto. Ci sarebbe da fare un discorso culturale, ma intanto bisogna governare l’emergenza e rimuovere i detriti che bloccano il collegamento tra i due specchi d’acqua.



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