«Capu d’Aspu, collaudo regolare»
Bosa, due testimoni contro l’accusa al processo per i lavori alla foce del Temo
24 novembre 2017
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BOSA. Due testimoni chiave. Per la difesa le parole dell’architetto Gian Piero Diligu e dell’impiegato Vincenzo Piras, entrambi dipendenti del Comune, danno scacco matto alle accuse mosse dal pubblico ministero Armando Mammone nel processo per i lavori alla foce del Temo per i quali sono imputati il geometra Luciano Baldino, responsabile del procedimento per conto del Comune, l’impiegata Mariangela Motzo, l’ex sindaco, Piero Casula, i componenti della commissione di collaudo dell’opera, gli ingegneri Tonino Manca di Sedilo, Piero Dau e Antonello Garau di Oristano, Salvatore Bisanti, responsabile dell’impresa Research esecutrice dei lavori, l’ingegenere cagliaritano Paolo Gaviano.
I due testimoni, citati dall’avvocato Gianfranco Siuni che assiste i componenti della commissione di collaudo assieme al collega Roberto Dau, hanno negato quanto invece afferma l’accusa che sostiene che non ci fu alcun collaudo per valutare la bontà dell’opera e che la profondità del fondale non raggiungeva i quattro metri al pari di ciò che era previsto dal progetto. In realtà i due hanno intanto spiegato di aver personalmente accompagnato la commissione con un natante ad effettuare il collaudo e che la questione dei quattro metri di profondità era variabile a seconda delle particolari condizioni climatiche e delle correnti, fatto anche questo indicato nel progetto.
Saranno argomentazioni sufficienti per i giudici? Di sicuro su di esse batterà il nutrito collegio difensivo composto anche dagli avvocati Guido Manca Bitti, Franco Luigi Satta e Speranza Benenati. Ad affiancare il pubblico ministero c’è invece anche l’avvocato Antonio Falchi che tutela il Comune di Bosa che siede sui banchi delle parti civili pronto a richiedere un eventuale risarcimento danni qualora dovessero emergere responsabilità. È comunque necessario fare dei distinguo perché la posizione processuale dell’ex sindaco e dei due dipendenti comunali non riguarda strettamente l’esecuzione dei lavori, ma la questione dell’affidamento al geometra Baldino della nomina di responsabile del progetto. (e.c.)
I due testimoni, citati dall’avvocato Gianfranco Siuni che assiste i componenti della commissione di collaudo assieme al collega Roberto Dau, hanno negato quanto invece afferma l’accusa che sostiene che non ci fu alcun collaudo per valutare la bontà dell’opera e che la profondità del fondale non raggiungeva i quattro metri al pari di ciò che era previsto dal progetto. In realtà i due hanno intanto spiegato di aver personalmente accompagnato la commissione con un natante ad effettuare il collaudo e che la questione dei quattro metri di profondità era variabile a seconda delle particolari condizioni climatiche e delle correnti, fatto anche questo indicato nel progetto.
Saranno argomentazioni sufficienti per i giudici? Di sicuro su di esse batterà il nutrito collegio difensivo composto anche dagli avvocati Guido Manca Bitti, Franco Luigi Satta e Speranza Benenati. Ad affiancare il pubblico ministero c’è invece anche l’avvocato Antonio Falchi che tutela il Comune di Bosa che siede sui banchi delle parti civili pronto a richiedere un eventuale risarcimento danni qualora dovessero emergere responsabilità. È comunque necessario fare dei distinguo perché la posizione processuale dell’ex sindaco e dei due dipendenti comunali non riguarda strettamente l’esecuzione dei lavori, ma la questione dell’affidamento al geometra Baldino della nomina di responsabile del progetto. (e.c.)