La Nuova Sardegna

Oristano

Bosa, la festa non si ferma Alle porte c’è il carnevale

di Alessandro Farina
Bosa, la festa non si ferma Alle porte c’è il carnevale

La cittadina si prepara agli scatenati appuntamenti del “Karrasegare ‘Osincu” Si comincia con l’accensione del fuoco in onore di Sant’Antonio Abate

11 gennaio 2018
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BOSA. Non sempre, come recita il proverbio popolare, l’Epifania “tutte le feste si porta via”. Perché anche a Bosa, città dove la kermesse satirica si intreccia con la storia e la cultura del popolo che abita il borgo millenario sul Temo, quest’anno il passaggio tra le celebrazioni di Natale e fine anno segna un breve periodo fino agli appuntamenti del “Karrasegare ‘Osincu”. Carnevale “basso” appunto, a leggere l’agenda degli impegni che prendono avvio nella serata del 16 gennaio, attorno alla pira votiva in onore di Sant’Antonio Abate. Con il primo febbraio da dedicare a Gioggia Laldaggiolu, l’otto a Gioggia de Karrasegare ed il 13 al lungo e finale martedì di S’Attitidu e Giolzi.

Un Carnevale che si regge su diverse colonne portanti, legato probabilmente ai riti dionisiaci, forse fusi con i precedenti ancestrali del risveglio e della fecondità in vista della ormai imminente primavera in una città fortemente legata alla terra ed ai suoi prodotti.

Tra i pilastri la spontaneità e l’accettazione della trasgressione delle regole, quelle sociali s’intende. Elementi che diventano corroborante e spesso corrosivo carburante grazie a interpretazioni singole o di gruppo, legate a fatti o avvenimenti locali , nazionali e internazionali.

Il carnevale a Bosa è una manifestazione di popolo e di piazza, difficile quindi da rinchiudere in un recinto o percorso prestabilito, negli appuntamenti storici come in quelli più innovativi. Ad una settimana esatta dal giovedì grasso le maschere di Gioggia Laldaggiolu – fuliggine di sughero sulla faccia, giacchetta rigirata e spiedo in canna o legno in cui infilzare i “trofei” alimentari guadagnati con “sa palte ‘e cantare” (i regali per la gioia dei versi spensierati cantati per strada, negli esercizi pubblici o nelle case) – invadono Bosa anticipando il clima delle lunghe giornate che culmineranno in poco meno di due settimane nel martedì grasso, teatro di strada per i riti di S’Attittidu al mattino e della ricerca di Giolzi dall’imbrunire. Ma è dalle ceneri del grande falò votivo allestito nella serata del 16 gennaio a due passi dal Temo, che il lungo Karrasegare apre di fatto le porte al lecito divertimento in maschera.

Il nerbo del dissacrante Carnevale locale, che riesce a prendere in giro anche la morte puntando tutte le sue carte sul rinnovarsi della vita, pur con qualche variazione e gli inevitabili ammiccamenti turistici, continua ancora oggi a mantenere la sua fresca e irrinunciabile identità, da rivivere in un rito collettivo sempre uguale eppure sempre diverso.

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