La Nuova Sardegna

Oristano

Blog contro la polizia, tre giovani a processo per diffamazione

di Enrico Carta
Lo sgombero di casa Spanu ad Arborea nel 2015
Lo sgombero di casa Spanu ad Arborea nel 2015

L’ex questore di Oristano, il capo della Digos e un loro collega chiedono 220mila euro di danni

03 ottobre 2018
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ORISTANO. L’onorabilità è sacra. Violarla può essere addirittura un delitto. Ne sanno qualcosa tre giovani oristanesi appartenenti al collettivo “Furia Rossa” che si trovano a dover affrontare un processo per diffamazione, aggravata dal fatto che il contenuto dei loro pensieri fu pubblicato sul blog del movimento politico e quindi visibile a un numero elevato di persone. Dall’altra parte della barricata si trovano coloro che cercarono di colpire con le loro frasi e che da quelle frasi si sentirono offesi in maniera non perdonabile, sempre che quelle parole costituiscano per davvero un reato e questo sarà compito del giudice monocratico stabilirlo.

Si dice che ne uccida più la penna della spada e il proverbio sembra calzare a pennello per questa vicenda nata all’ombra dell’esecuzione dello sfratto ai danni della famiglia Spanu di Arborea, avvenuto nel 2015 grazie a un massiccio intervento delle forze di polizia che dovevano eseguire un ordine del tribunale e che si trovarono a fronteggiare un piccolo esercito di manifestanti che cercavano di tutelare il diritto della famiglia ad avere un tetto.

A margine di quella vicenda, sul blog della Furia Rossa comparve un articolo in cui si leggeva la frase: «Oggi ad Arborea, la violenza dello Stato italiano aveva il volto di Francesco Di Ruberto, questore di Oristano, di Vincenzo Valerioti, capo della Digos, di Pino Scrivo, primo dirigente; aveva il volto di tutti gli uomini al loro seguito e di centinaia di celerini, canis de isterzu (in sardo cani capaci solo di mangiare, ndc), anche oggi pronti a portare a casa la pagnotta sulla pelle e la sofferenza altrui. Un’operazione militare in piena regola, con un costo che non ci è dato sapere, portata avanti in modo esemplare: l’unico modo che ci si può aspettare da questi signori».

La frase inizialmente fu attribuita a sei ragazzi del collettivo. Successivamente, dopo ben tre richieste di archiviazione e altrettante opposizioni delle parti offese assistite dall’avvocato Rossella Oppo, è attribuita ai soli Mario Figus (27 anni), Davide Pinna (26 anni) e Marco Contu (24 anni), tutti e tre difesi dall’avvocato Rosaria Manconi. È a loro che l’ex questore Francesco Di Ruberto, il dirigente della Digos Vincenzo Valerioti e il poliziotto Andrea Brigo chiedono il risarcimento dei danni. Morali ed esistenziali. Danni talmente elevati che la somma totale che i tre ragazzi dovrebbero sborsare raggiunge i 220mila euro. Ne vuole 100mila per sé l’ex questore, 70mila il dirigente della Digos e di più modeste richieste e il loro collega Andrea Brigo che si è fermato a 50mila. In tutto fanno 220mila euro, da pagare se arriverà una condanna. Il processo entrerà nel vivo il 12 febbraio.

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