La Nuova Sardegna

Oristano

Infettivologhe assunte in Neurologia, il tribunale condanna l'ospedale di Oristano

Infettivologhe assunte in Neurologia, il tribunale condanna l'ospedale di Oristano

Dichiarata illegittima la decisione dell'Ats con la prima sentenza del genere sull'appropriatezza delle cure e sul rischio derivante dall'utilizzo di camici bianchi con competenze diverse rispetto a quelle necessarie in un determinato settore

19 novembre 2019
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ORISTANO. Due infettivologhe inserite nei turni di guardia notturna del reparto di Neuroriabilitazione dell'ospedale di Oristano senza tenere conto delle loro effettive competenze. Il Tribunale di Oristano, a cui si sono rivolte, ha dichiarato illegittima la decisione dell'Ats con la prima sentenza del genere sull'appropriatezza delle cure e sul rischio derivante dall'utilizzo di camici bianchi con competenze diverse rispetto a quelle necessarie in un determinato settore: «Adibire le ricorrenti nel reparto di Neuroriabilitazione non appare adeguato a garantire ai pazienti gli interventi necessari al recupero di disabilità importanti, specialmente in casi di emergenza», si legge nella motivazione.

«Questa sentenza garantisce la sicurezza dei cittadini e la qualità delle cure», commenta Carlo Palermo, segretario del più grande sindacato dei medici dirigenti Anaao Assomed. «Non solo - aggiunge - la decisione dei giudici richiama al rispetto del contratto dei medici che prevede di essere utilizzati in aree omogenee, che devono essere inerenti alla tipologia di specialità. Faccio un esempio, un chirurgo chiamato nei turni delle guardie interdivisionali dei Pronto soccorso può non capire l'importanza di uno scompenso cardiaco in atto, con evidente grave danno per il paziente. Così come un internista avrebbe difficoltà a comprendere un aggravamento post-operatorio che invece per un chirurgo sarebbe chiarissimo».

Quello delle due dottoresse di Oristano tuttavia non è un caso isolato: a causa della carenza dei medici, le strutture ospedaliere fanno ricorso sempre più spesso durante i turni di guardia di notte e durante le festività, di medici con specializzazioni diverse rispetto a quelle necessarie nel reparto dove prendono servizio. Le regioni maggiormente in sofferenza - secondo i dati di Anaao - sono principalmente Campania, Sicilia, Calabria, Molise e Lazio. Decine di denunce vengono segnalate dal Network legale Consulcesi, che ha raccolto testimonianze di medici di tutta Italia. Come nel caso di una chirurga estetica normalmente addetta alla mastoplastica post-operatoria per tumore al seno chiamata in pronto soccorso ad affrontare traumi da incidente e infarti. O l'oculista con ordine di servizio per il turno di notte che si è trovato davanti una paziente con gravi problemi renali. O ancora il ginecologo alle prese con un paziente colpito da ictus.

«È vero che i medici ospedalieri sono coperti da assicurazione - dicono da Consulcesi - ma quando uno specialista si ritrova a svolgere un'attività al di fuori del suo perimetro di competenza non è più garantito. E quindi, se dovesse essere prodotto un danno a un paziente, chi ne risponderebbe?». Per gli esperti legali di Consulcesi, «la sentenza del Tribunale di Oristano è significativa perché per la prima volta fa prevalere il bene primario della tutela della salute dei cittadini che, inconsapevolmente, vengono esposti a rischi facilmente prevedibili e certamente prevenibili». (Silvana Logozzo - ANSA)

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