Oristano, donna in tribunale: «Violenze dal giorno delle nozze»
Enrico Carta
L'accusa al marito: quasi trent’anni di matrimonio trascorsi tra i maltrattamenti
27 novembre 2019
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CABRAS. Per anni a frenarla erano stati la paura e i pregiudizi. Non solo quelli personali, ma persino quelli dei suoi genitori che ripetutamente dicevano alla figlia: «Te lo sei sposato, adesso te lo tieni. Non ti devi separare». Alla fine il coraggio fa breccia e, nella giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne che è stata celebrata anche in Comune a Oristano, la signora, che per così tanto tempo aveva taciuto, si ritrova seduta in un’aula di tribunale a raccontare una vita che non somiglia a un incubo, perché, se le accuse verso l’ex marito verranno confermate, sarà tutto vero.
Dentro la stessa aula, solo pochi metri di distanza li separano e, stavolta, non ci possono quei “contatti” che avvenivano nella loro casa della frazione di Solanas. Le domande del pubblico ministero Giuseppe Scarpa servono solo per far iniziare il racconto che parte dal 2000 e arriva sino al 2017, momento in cui la vittima riesce a spezzare le catene della violenza e ad andare via di casa. Non è però cominciata 19 anni fa la storia di presunte violenze dentro le mura domestiche. Ha origine molto prima, solo che i reati precedenti sarebbero comunque prescritti e non possono entrare a far parte del processo in cui la donna si è costituita parte civile assistita dall’avvocato Cristina Puddu.
Il matrimonio, in questo caso, è una discesa verso l’inferno e nemmeno la presenza di due figli serve a evitare le violenze fisiche, gli insulti, le minacce con il fucile da caccia, le mortificazioni di ogni tipo, anche di natura sessuale senza però, in quest’ultimo caso, arrivare sino agli abusi veri e propri. Ci sono poi anche violenze psicologiche e i dinieghi che puntualmente arrivano quando ci sono da spendere dei soldi. Le uniche cose consentite alla moglie sarebbero state quelle di andare al lavoro e di fare la vita domestica. Nel momento in cui una sorella della donna muore – così ha raccontato durante la testimonianza – le viene impedito di recarsi al suo funerale perché ci sarebbero da spendere i soldi per il viaggio nella penisola.
Arriva poi il 2017 e la minaccia – «Tu non esci viva da questa casa» – si fa davvero troppo pesante anche per chi sin lì aveva subito in silenzio. Va via e trova la forza di denunciare. Bussa alla caserma dei carabinieri e racconta tutto. Da allora il mondo cambia, eppure l’ex marito, assistito dall’avvocato Rinaldo Saiu, nega. Dopo la deposizione della moglie, è quest’ultimo a fare dichiarazioni spontanee: dice che è tutto falso, anche la questione dei soldi. In casa ce n’erano pochi e il vero motivo delle privazioni è solamente quello. Saranno le altre testimonianze, nella prossima udienza, a stabilire dove sta la verità.
Dentro la stessa aula, solo pochi metri di distanza li separano e, stavolta, non ci possono quei “contatti” che avvenivano nella loro casa della frazione di Solanas. Le domande del pubblico ministero Giuseppe Scarpa servono solo per far iniziare il racconto che parte dal 2000 e arriva sino al 2017, momento in cui la vittima riesce a spezzare le catene della violenza e ad andare via di casa. Non è però cominciata 19 anni fa la storia di presunte violenze dentro le mura domestiche. Ha origine molto prima, solo che i reati precedenti sarebbero comunque prescritti e non possono entrare a far parte del processo in cui la donna si è costituita parte civile assistita dall’avvocato Cristina Puddu.
Il matrimonio, in questo caso, è una discesa verso l’inferno e nemmeno la presenza di due figli serve a evitare le violenze fisiche, gli insulti, le minacce con il fucile da caccia, le mortificazioni di ogni tipo, anche di natura sessuale senza però, in quest’ultimo caso, arrivare sino agli abusi veri e propri. Ci sono poi anche violenze psicologiche e i dinieghi che puntualmente arrivano quando ci sono da spendere dei soldi. Le uniche cose consentite alla moglie sarebbero state quelle di andare al lavoro e di fare la vita domestica. Nel momento in cui una sorella della donna muore – così ha raccontato durante la testimonianza – le viene impedito di recarsi al suo funerale perché ci sarebbero da spendere i soldi per il viaggio nella penisola.
Arriva poi il 2017 e la minaccia – «Tu non esci viva da questa casa» – si fa davvero troppo pesante anche per chi sin lì aveva subito in silenzio. Va via e trova la forza di denunciare. Bussa alla caserma dei carabinieri e racconta tutto. Da allora il mondo cambia, eppure l’ex marito, assistito dall’avvocato Rinaldo Saiu, nega. Dopo la deposizione della moglie, è quest’ultimo a fare dichiarazioni spontanee: dice che è tutto falso, anche la questione dei soldi. In casa ce n’erano pochi e il vero motivo delle privazioni è solamente quello. Saranno le altre testimonianze, nella prossima udienza, a stabilire dove sta la verità.