La Nuova Sardegna

TERRALBA. La madre gettata dalle scale nel momento in cui la rabbia aveva superato ogni limite. I soldi, poche centinaia di euro, se li era già presi prima assieme a un libretto bancario. Erano la sua ossessione e a quella non rinunciava: dal momento della morte del padre, il 45enne Velio Fanari pensava solamente ad avere del denaro che riteneva gli spettasse per diritto. Non aveva mai accettato il fatto che alla madre andasse una parte della reversibilità della pensione del marito più alta della parte che toccava a lui. E così, nello scorso mese di aprile, l’aveva aggredita prima di spintonarla facendola cadere dalla scale. Non pago di ciò si era anche asserragliato all’interno della sua abitazione di via Masangioccu nel quartiere di Molinu Mannu e, solo dopo una trattativa di diversi minuti con i carabinieri, aveva ceduto e aveva aperto la porta.

Passati quei momenti agitati, Velio Fanari ha trascorso questi mesi in carcere a Massama, dove ieri è stato raggiunto dalla notizia della condanna, dal momento che aveva scelto di non assistere all’udienza. Accusato di maltrattamenti in famiglia, rapina ai danni della madre e resistenza è stato condannato a cinque anni – il pubblico ministero Sara Ghiani ne aveva chiesto sette con tremila euro di multa . Non è stato però un processo semplice. In aula, i periti che avevano esaminato le condizioni psichiatriche dell’imputato non si sono trovati d’accordo. Quello nominato dai giudici Carla Altieri, Elisa Marras e Federica Fulgheri aveva ritenuto che Velio Fanari fosse capace di intendere e volere, mentre la difesa forte della propria consulenza era arrivata a conclusioni opposte. In ogni caso l’avvocato Pier Luigi Meloni aveva anche chiesto che la rapina venisse derubricata nel reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni e che i maltrattamenti non fossero stati perpetrati. Non è andata così.