La Nuova Sardegna

Oristano

«Polizia offesa, condannateli»

di Enrico Carta
«Polizia offesa, condannateli»

Le richieste del pubblico ministero contro tre attivisti di “Furia Rossa”: 8 mesi e risarcimento danni

28 gennaio 2020
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ORISTANO. Otto mesi di condanna e 50mila euro di iniziale risarcimento danni. Il resto si vedrà, a cominciare dalla decisione del giudice chiamato a valutare se la richiesta del pubblico ministero Giuseppe Scarpa sia meritevole di ragioni o se invece le ragioni stiano dalla parte della difesa affidata all’avvocatessa Rosaria Manconi. Ad attendere l’esito del processo per diffamazione ci sono varie persone: da un lato chi fece la denuncia ovvero l’ex questore Francesco Di Ruberto, il dirigente della Digos Vincenzo Valerioti e il poliziotto Andrea Brigo, parti civili assistite dall’avvocatessa Rossella Oppo; dall’altra tre militanti del collettivo Furia Rossa che con un post sul blog del gruppo politico aprirono la strada al processo.

La sentenza è attesa per il 26 febbraio, data in cui è prevista la camera di consiglio del giudice monocratico Marco Mascia successivamente alle repliche delle controparti. Intanto tutto o quasi tutto quel che c’era da dire è stato detto. Per prima cosa si è parlato del casus belli ovvero il post che prendeva spunto dall’intervento alquanto deciso della polizia che ad Arborea, nel 2015, stava eseguendo lo sfratto della famiglia Spanu, schiacciata dai debiti e da un mutuo che non era riuscita a estinguere.

Per diverse volte l’ufficiale giudiziario tentò di dare seguito all’ordine di sfratto, ma fu sempre fermato dalla resistenza dello stesso nucleo familiare che trovò un grandissimo sostegno da parte di vari movimenti politici. Si arrivò così a quello che ai tre giovani imputati parve un atto di forza eccessivo: l’irruzione e lo sfratto. Secondo il pubblico ministero a scrivere la frase incriminata furono gli attivisti Mario Figus (28 anni), Davide Pinna (27 anni) e Marco Contu (25 anni): «Oggi ad Arborea, la violenza dello Stato italiano aveva il volto di Francesco Di Ruberto, questore di Oristano, di Vincenzo Valerioti, capo della Digos, di Pino Scrivo, primo dirigente; aveva il volto di tutti gli uomini al loro seguito e di centinaia di celerini, canis de isterzu (in sardo cani capaci solo di mangiare, ndc), anche oggi pronti a portare a casa la pagnotta sulla pelle e la sofferenza altrui. Un’operazione militare in piena regola, con un costo che non ci è dato sapere, portata avanti in modo esemplare: l’unico modo che ci si può aspettare da questi signori». Secondo l’accusa e la parte civile che chiede un risarcimento totale da 220mila euro, l’offesa è palese e merita la condanna ancor più perché rivolta a persone che stavano solo facendo il loro dovere da poliziotti. Per la difesa la diffamazione non ci fu perché quelle espressioni rientravano nella libertà di critica politica e perché l’intervento sarebbe stato davvero violento. In più non c’è la certezza che la frase sia attribuibile ai tre ragazzi.

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